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mercoledì 23 ottobre 2024

Arcimboldi “artisticamente non esiste”.

Carlo L. Ragghianti è perentorio: “A questo punto occorre parlare senza equivoci: artisticamente l'Arcimboldi non esiste” (“seleArte” n.21, nov.-dic. 1955, p.35). Questa è l'opinione dello storico dell'arte, e tale resterà, espressa “sine ira” in occasione della pubblicazione di due libri esegetici riguardo la qualità artistica di questo personaggio lombardo del XVI secolo.

Riproduco qui nel blog il saggio di “seleArte”, così come la parte finale dell'articolo Quell'arida natura morta (“La Nazione”, Firenze 5 dicembre 1980, p.5). Questi due scritti risultano essere gli unici espliciti sull'Arcimboldo operatore artistico. Esistono, poi, alcuni interventi filologici negli studi dei coniugi Ragghianti come – ad es. – in Disegni dell'Accademia Carrara di Bergamo (1962).

Quando, in particolare, al volume di Benno Geiger, la sua pubblicazione indispose notevolmente mio padre, il quale – ancora ricordo si risentì con l'editore Enrico Vallecchi. In quegli anni, infatti, i rapporti tra i miei genitori e “l'Enrico” erano frequenti, personali ed amichevoli nonché di lavoro quale editore di “Critica d'Arte” e stampatore di “seleArte”: tanto che C.L.R. risultava come una sorta di consulente autorevole per le questioni artistiche. In proposito, eravamo da poco abitanti a “La Costa”, un dopocena nel quale Vallecchi, con Maria Luigia Guaita, comparve festoso, onusto di bottiglie pregiate Frescobaldi coperte della polvere della sua cantina al Castello, con l'intento di far pace proprio sulla questione Arcimboldi.

Concludo questo aspetto legato al libro del Geiger riproducendo il foglio pubblicitario della Vallecchi, e tre pagine di appunti di C.L.R. per l'articolo su “seleArte”.

Dato che condivido pienamente l'opinione di C.L.R. sul fenomeno Arcimboldi, che oggi si definirebbe “mediatico”, non intendo riprodurre la consueta documentazione di immagini relative al post in fieri, in questo caso disegni e dipinti dell'Arcimboldo. Non lo faccio per bizzarria o risentimento ma perché altrimenti mi sembrerebbe di fare pubblicità gratuita e anche di diffondere incultura visiva.

Però, proprio perché si è fin dalla sua contemporaneità trattato di un fenomeno di moda, passeggera, di spettacolarità “pour épater la bourgeois” e quindi di un ispiratore ideale del Surrealismo deteriore (es. Dalì, oltretutto deteriore ambiguamente e per “avida dollars”. Si vedano i post del 26 gennaio 2017 e 26 febbraio 2018) riproduco un articolo da “Curiosa” (n.9, 1982), una rivista francese con le velleità di dar “dignità” culturale a espressioni prevalentemente pornografiche. Ovviamente si tratta di scritto di carattere partecipe al fare dell'Arcimboldi, però risulta interessante sul piano della cronaca di costume proponendo la “fortuna” di ritratti “à la manière de”, eseguiti con corpi nudi umani in luogo degli ortaggi consueti dell'Arcimboldi.

A riprova che la presenza di questo personaggio è tuttora radicata nell'immaginario collettivo, riproduco una “striscia” da fumetto argentino contemporaneo.

F.R. (26 settembre 2024)



Da "Curiosa", n.9, 1982.

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