A
una certa età si tende ad essere persone serie. Sì ma per
necessità, per mancanza d'alternative. In certi casi se qualcuno si
ribella al proprio status senile si è presi per pazzi e, non di
rado, internati nei lager analoghi per ipocrisia a quelli
all'ingresso dei quali campeggiava la scritta "Arbeit Macht
Frei". Ho tentato in passato con scarso successo – in vero di
fronte al naufragio di visualizzazioni del post –, di proporre
illustri vignettisti e un paio di altri interventi "leggeri"
sempre legati all'umorismo. Scoraggiato non ho insistito. Pentito,
più che altro per particolari motivi depressivi, ho deciso di
riaprire questa parentesi, la quale oltretutto ha il pregio di essere
meno affaticante e complessa di tanti altri casi in cui dietro una
banale presentazione c'è stato un lavoro impegnativo di preparazione
e realizzazione.
Dopo
cena, guardando oziosamente la parete che perfino in cucina è
oscurata da una libreria totalmente occupata da volumi di cucina,
gastronomia, enologia, gourmandises dal vegano alla sincope
glicemica, uricemica e malanni associati, ho visto il libro del
pittore Guido Peyron e pensato "questo lo scannerizzo".
Siccome la prima norma di un redattore (anche pensionato al minimo) è
quella di fare controlli, ho poi verificato che non molto tempo fa le
incursioni originali di Peyron sono state riedite in facsimile.
Allora
il cervello è ripiegato su una realizzazione editoriale impostata e
realizzata per la Nuova Vallecchi, quando assieme all'amico e collega
Adriano Gasparrini gestivamo la Sigla srl, una azienda editoriale con
contratto di sussidiarietà da parte della Vallecchi che ci
incaricava di realizzare opere per suo conto.
Oltre
a ciò realizzammo come editori in proprio alcuni libri gestendone
anche la parte tecnica, dall'acquisto della carta alla rilegatura.
Quest'opera, presuntuosamente intitolata La vera cucina toscana
in prima istanza era distribuita in fascicoli nelle edicole, quindi
stampata in volume, venduta anche col sistema rateale.
L'opera
si può considerare figlia di Adriano Gasparrini, il quale si fece in
quattro per realizzarla al meglio. Procurò al giovane ottimo
fotografo Francesco Ricasoli tutti i materiali per le immagini: dalla
verdura fresca ad altri cibi, dalle stoviglie agli arredi, persino al
contenuto dei piatti cotti, da vari trattori e ristoratori nonché da
sua moglie Anna (non solo i mitici tortelli mugellani) la quale
presumo che da quell'esperienza ordinaria decise di diventare da
madre di famiglia che cucina, cuoca a tutti gli effetti, realizzando
una vocazione latente, gestita poi con una cucina di attrezzatura
oserei dire professionale. Io mi occupai soprattutto della cura dei
testi, dell'impaginazione e del desk.
Siccome
l'opera era stata concepita con corredo di testi di Piero Ugolini,
che non saprei come rintracciare, ho pensato che le divagazioni
aneddotiche, a volte ricordo discusse con Adriano, alla fin fine non
rientrarono nel carattere estraniante dalle preoccupazioni, mentre le
ricette sono formula che stimolano le endorfine, quindi risultano
rallegranti. In definitiva, quindi, in questo post si ripropongono
ricette di cucina toscane corredate da gradevoli (oltre che
tecnicamente ineccepibili) immagini concretizzanti il flusso
immaginifico suscitato dalla ricetta.
F.R.
(6 maggio 2024)
