Carlo e Licia

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sabato 27 luglio 2024

Licia Collobi Ragghianti: Schede di pittura olandese, 2.

Post precedenti:

Museo del Messico / Mesoamerica, 1 - 15 aprile 2021
Museo del Messico / Mesoamerica, 2 - 20 maggio 2021
Museo del Messico / Mesoamerica, 3 - 15 giugno 2021
Museo del Messico / Mesoamerica, 4 - 19 luglio 2021
Opere del Museo Nazionale di Atene, 1 - 24 agosto 2023
Opere del Museo Nazionale di Atene, 2 - 01 ottobre 2023
Opere del Museo Nazionale di Atene, 3 - 14 novembre 2023
Opere del Museo Nazionale di Atene, 4 - 14 dicembre 2023
Opere del Museo Nazionale di Atene, 5 - 27 gennaio 2024
Schede di pittura olandese, 1 - 20 giugno 2024

 

Per la prima parte di questo post si veda nel blog il post del 20 giugno 2024. Il "Metropolitan Museum" di New York e "Gemälde galerie" di Dresda sono stati due volumi pubblicati alcuni anni dopo (rispettivamente 1979 e 1982) gli altri della collana "Musei del Mondo".

La pittura olandese in molti casi viene illustrata e studiata insieme e quella fiamminga, stante le affinità linguistiche e culturali tra due territori confinanti ed omogenei, divisi da 

vicissitudini storiche e inquietudini belghe tuttora attuali.

In questi "Musei del Mondo" fiamminghi e olandesi sono presentati distinti, anche perché, soprattutto nel Seicento, le diversità pittoriche sono piuttosto evidenti in alcuni casi, come ad es. Rembrandt e Vermeer. Si perdoni la presente nota personale: con le mie sorelle ricordo con immutato dolore che Licia Collobi morì il 27 luglio di trentacinque anni fa.

sabato 20 luglio 2024

B. Croce – E. Pound – Premio S. Fedele – Bomba atomica – Esorcismo – Accademie – Lavoro mentale – Critica – T. Carini – "seleArte"




  1. Benedetto Croce, corrispondenze;

  2. Ezra Pound (con un aneddoto);

  3. Premio San Fedele 1965;

  4. Bomba atomica, Tre reazioni;

  5. Alzheimer, esorcismo;

  6. Accademie: un caso Linceo; un cortese rifiuto;

  7. Lavoro mentale. Cultura, S. Rotta; Cinema; Scuola Normale;

  8. "Critica sì, critica no" di Giovanni Arpino;

  9. Tommaso Carini, "Economia classica";

  10. "seleArte", congedo 1966.

1. Croce: lettere

La lettera circolare ed ufficiale dell'agosto 1954 rende operativo un progetto elaborato fin dai mesi successivi la morte (1952) del filosofo.

Poi, naturalmente, l'azione di sbarramento di Laterza

editori, congiunta con quella del P.C.I. da un lato, e alcuni familiari (e influenti amici di famiglia) dall'altro, fecero naufragare l'iniziativa, perché timorosi che ne potesse derivare un'opera nella quale la figura di Benedetto Croce si connotasse in modo differente dalle loro aspirazioni ed aspettative.


lunedì 15 luglio 2024

Diogene di Sinope.




Sotto le spoglie

di un foglio di rivista

riappare,

estratto e sperduto,

DIOGENE.

Un uomo dotto, equo,

pensatore non dogmatico,

individualista

e cosmopolita al contempo.

Si rese conto che l'Umanità

autodistruttiva era

e conformista,

condannata collettivamente

per proprie colpe

inesorabilmente.

La soluzione,

cui "francescanamente" si dedicò,

fu cercare

l'uomo redentore.

Non lo trovò e trapassò.

I Cristiani pensano di averlo

vissuto quell'uomo,

però anche loro l'hanno ucciso, crocifisso

quotidianamente.

Lo pregano ma non vogliono

capirne il messaggio.

Il laico, non religioso,

sgomento del loro fallimento

è lì che scettico aspetta

l'avvento dell'evento

che renderà di Adamo i discendenti

se stessi: uomini. Finalmente!


F.R. (23/24 ottobre 2021)


mercoledì 10 luglio 2024

Justus de Allemagna, 1. - E collaboratori, 2. - Genova, S. Maria di Castello.


Ancora un pittore poco noto e criticamente trascurato, che postiamo dopo aver dato accesso ad Internet a Jean Leclerc (vedasi post 12 febbraio 2024) e a Jan Verbeeck ( vedasi post 23 maggio 2024).

Justus de Allemagna (come in questo caso preferisce Licia Collobi, rifacendosi alla grafia di fonti antiche, invece che "d'Alemagna") è stato un pittore nato in Germania a Ravensburg ma di declinazione stilistica fiamminga, attivo anche e soprattutto a Genova.

La sua pittura in S. Maria di Castello nella città ligure rappresenta il culmine del suo operato, come dimostra l'approfondito studio di Licia Collobi Ragghianti pubblicato in "Critica d'Arte" (IV serie, n.10, lug.-set. 1986; n.12, gen.-mar. 1987). Naturalmente la ricerca della studiosa non è citata nelle scarse voci indagate. Quindi la presente riproposta acquista anche una importanza filologica che si accompagna alla metodologia critica.

Considerata la scarsezza di notizie sull'artista, dall'utilissimo e importante (direi anche fondamentale, se non fossi il figlio dell'autrice) catalogo Dipinti fiamminghi in Italia (1420-1570), Calderini, Bologna 1990, opera anch'essa di Licia Collobi, riproduco i testi della scheda che riguardano l'artista. 

Come accennato in precedenza, non sorprende la collocazione di Justus in questo "Dizionario" di pittori fiamminghi: la sua formazione e il suo stile evidentemente sono riferiti a Jan Van Eyck, a cui va congiunta l'osservazione che la percezione geografica non nazionalista dell'epoca privilegia le affinità effettivamente presenti in ogni caso a quelle di per sé insignificanti quali la geografia storico-politica soggetta a infiniti cambiamenti nella storia e matrice di sopprusi.

La seconda parte dello studio indaga in particolare la ricostruzione e la presenza della personalità stilistica dei singoli collaboratori di Justus nel monumento genovese.

F.R. (2 maggio 2024)

venerdì 5 luglio 2024

Cucina toscana, 1. Antipasti e salse.

A una certa età si tende ad essere persone serie. Sì ma per necessità, per mancanza d'alternative. In certi casi se qualcuno si ribella al proprio status senile si è presi per pazzi e, non di rado, internati nei lager analoghi per ipocrisia a quelli all'ingresso dei quali campeggiava la scritta "Arbeit Macht Frei". Ho tentato in passato con scarso successo – in vero di fronte al naufragio di visualizzazioni del post –, di proporre illustri vignettisti e un paio di altri interventi "leggeri" sempre legati all'umorismo. Scoraggiato non ho insistito. Pentito, più che altro per particolari motivi depressivi, ho deciso di riaprire questa parentesi, la quale oltretutto ha il pregio di essere meno affaticante e complessa di tanti altri casi in cui dietro una banale presentazione c'è stato un lavoro impegnativo di preparazione e realizzazione.

Dopo cena, guardando oziosamente la parete che perfino in cucina è oscurata da una libreria totalmente occupata da volumi di cucina, gastronomia, enologia, gourmandises dal vegano alla sincope glicemica, uricemica e malanni associati, ho visto il libro del pittore Guido Peyron e pensato "questo lo scannerizzo". Siccome la prima norma di un redattore (anche pensionato al minimo) è quella di fare controlli, ho poi verificato che non molto tempo fa le incursioni originali di Peyron sono state riedite in facsimile.

Allora il cervello è ripiegato su una realizzazione editoriale impostata e realizzata per la Nuova Vallecchi, quando assieme all'amico e collega Adriano Gasparrini gestivamo la Sigla srl, una azienda editoriale con contratto di sussidiarietà da parte della Vallecchi che ci incaricava di realizzare opere per suo conto. 

Oltre a ciò realizzammo come editori in proprio alcuni libri gestendone anche la parte tecnica, dall'acquisto della carta alla rilegatura. Quest'opera, presuntuosamente intitolata La vera cucina toscana in prima istanza era distribuita in fascicoli nelle edicole, quindi stampata in volume, venduta anche col sistema rateale.

L'opera si può considerare figlia di Adriano Gasparrini, il quale si fece in quattro per realizzarla al meglio. Procurò al giovane ottimo fotografo Francesco Ricasoli tutti i materiali per le immagini: dalla verdura fresca ad altri cibi, dalle stoviglie agli arredi, persino al contenuto dei piatti cotti, da vari trattori e ristoratori nonché da sua moglie Anna (non solo i mitici tortelli mugellani) la quale presumo che da quell'esperienza ordinaria decise di diventare da madre di famiglia che cucina, cuoca a tutti gli effetti, realizzando una vocazione latente, gestita poi con una cucina di attrezzatura oserei dire professionale. Io mi occupai soprattutto della cura dei testi, dell'impaginazione e del desk.

Siccome l'opera era stata concepita con corredo di testi di Piero Ugolini, che non saprei come rintracciare, ho pensato che le divagazioni aneddotiche, a volte ricordo discusse con Adriano, alla fin fine non rientrarono nel carattere estraniante dalle preoccupazioni, mentre le ricette sono formula che stimolano le endorfine, quindi risultano rallegranti. In definitiva, quindi, in questo post si ripropongono ricette di cucina toscane corredate da gradevoli (oltre che tecnicamente ineccepibili) immagini concretizzanti il flusso immaginifico suscitato dalla ricetta.

F.R. (6 maggio 2024)