Carlo e Licia

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sabato 15 giugno 2024

Polignoto – P. Bayle – Amministrazione Arti – "Arte in Italia" a Parigi – "Critica" di B. Croce – Educazione – B. Zevi – Ermetismo – Galli – Esodo Istriano-Dalmata – Editoria libraria.




  1. Polignoto, 1855;

  2. Pierre Bayle;

  3. Amministrazione delle Arti (1954);

  4. Mostra Arte in Italia 1915-1935, trasferta a Parigi;

  5. Una collezione della "Critica" di Benedetto Croce;

  6. Educazione etico-intellettuale;

  7. Bruno Zevi;

  8. Ermetismo;

  9. Lina Galli, poetessa triestina;

  10. L'esodo dall'Istria e dalla Dalmazia ricordato da Leo Valiani;

  11. Editoria libraria.



1. Polignoto, 1855


Posto queste pagine dal "Magasin Pittoresque" (settembre 1855), perché contengono una ricostruzione di "Esche degli Cnidi" risalente a 179 anni fa che – presumo – archeologicamente avrà certamente anche contenuti obsoleti. Polignoto di Taso è stato un pittore e bronzista greco attivo dal 480 al 455 a.C. ad Atene, Platea, Delfi.

Oltre che per la curiosità del testo ed al nitore delle riproduzioni xilografiche delle pitture dell'artista, ripropongo queste pagine perché danno l'occasione per manifestare lo sdegno che provo per l'accettazione degli studiosi di essere sottoposti a "validazione" per pubblicare sulle riviste. Così il Direttore diventa o resta soltanto un burocrate mastino della proprietà del mezzo di comunicazione, o del potere o di entrambi.

Infatti su questo ciclo dell' "Esche degli Cnidi", oltre ad una descrizione attendibile anche su Wikipedia, ho visto che un saggio di Eliana Mugione intitolato Le Esche degli Cnidi. Proposta di rilettura del programma figurativo, pubblicato nel 2006 dove dopo l'Abstract che riporta, campeggia la scritta "Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'Ateneo". 

Non entro in merito al saggio, essendo incompetente in materia; quello che rilevo e denuncio è l'ignobile pretesa che uno scritto, per di più di carattere scientifico, debba ricevere l'autorizzazione di chicchessia. Editori, giornali, riviste ecc., tramite responsabili addetti all'accettazione delle proposte editoriali (fase legittima) sono stati gli unici incaricati di verificare la legittimità (non il merito) della proposta editoriale. Il sistema, che vedo con grande rammarico in buona parte accettato anche da "Critica d'Arte", genera mostri, cioè il perpetrarsi del pensiero dominante (o imposto politicamente), l'esclusione di ogni intuizione o riflessione innovativa perché radicale o scomoda. Già l'Università è diventata di fatto una "carriera", non dissimile a quelle burocratiche e militari.

Se anche la diffusione della critica e del pensiero originale sono imbavagliati e ostacolati, si naviga allegramente (nel senso Titanic) verso le Democrature, o peggio verso nuovi o rinnovati totalitarismi, ai quali ci si può opporre soltanto rischiando di persona o clandestinamente, cioè scientemente fuori legge vigente.



2. Pierre Bayle.


Rendo omaggio alla figura del pensatore laico che mio padre amò (penso di poter usare questo verbo impegnativo) in modo particolare fin dalla sua adolescenza tumultuosamente rivolta ai classici del pensiero.

Per molti anni, come era usanza alla Scuola Normale Superiore di Pisa, C.L. Ragghianti – lì incaricato di insegnare Estetica – dormiva all'interno della scuola. Dato che in questo severo collegio la sera non c'era altro da fare che dormire, C.L.R. tenne costantemente presso di sé in quella severa (presumo) stanza assegnatali il Dictionnaire historique et critique filosofico di Pierre Bayle (1647-1706) nell'edizione originale. E lo leggeva assiduamente, intervallandolo ad altre letture o alla corrispondenza manoscritta (di cui non si hanno tracce precise dell'entità, certamente cospicua).

Naturalmente la presenza di Bayle si manifestava anche in casa con citazioni o coinvolgimenti in ragionamenti che 

studente liceale e universitario gli sollecitavo, anche con intenti polemici della tipica arroganza adolescenziale, che in molti non termina mai.

In questa "scheda" ripropongo un saggio di Paolo Serini (1900-1965), professore di storia e filosofia, francesista rinomato, traduttore e collaboratore di giornali e riviste autorevoli. In Pensieri sulla cometa ("Il Mondo", 7 maggio 1957) Serini scrive: "in tempo di comete e di crescente vigoreggiare, nel campo intellettuale come in quello sociale e civile, di antichi e nuovi intolleranti dogmatismi, giova rileggere...Pensieri sulla cometa"; conclude poi il saggio rievocando "la sua assidua generosa lotta per affermare, di contro a qualsiasi assolutismo teologico o civile, il principio dell'universale tolleranza".

L'altra "scheda" su Bayle è tratta da una Antologia scolastica, se non ricordo male curata più di quarant'anni fa da Gina Lagorio, che mi auguro non sia rimasta eccezione nella formazione tentata sui giovani tramite quello strumento didattico.


3. Amministrazione delle arti (1954)


Come presentazione del testo di C.L. Ragghianti, riproduco la notizia data

su "seleArte" (n.11, mar.-apr. 1954, p.16) della collaborazione di C.L.R. a il "Ponte" di Calamandrei in merito ad una inchiesta dal titolo generale "Quod non facerunt barbari...".

4. Mostra Arte in Italia 1915-1935, trasferta a Parigi


Il progetto di trasferire a Parigi un nucleo, riflettente le indicazioni scaturite dalla preparazione della Mostra di Palazzo Strozzi a Firenze, di almeno trecento opere delle oltre duemila esposte fu ideato da C.L. Ragghianti e Giuseppe Cesetti. Esso prese forma poche settimane prima della data prevista per l'inaugurazione e il lavoro preparatorio fu iniziato concretamente nei giorni precedenti l'alluvione del 4 novembre.

Riporto in questa sede soltanto alcune lettere riguardanti questa iniziativa significativa per la cultura artistica italiana allora sottovalutata e poco conosciuta in Francia. Per ricostruire integralmente il progetto occorrerebbe indagare negli archivi dell'Azienda del Turismo di Firenze, dell'Ufficio Culturale dell'Ambasciata a Parigi, in quello della Pubblica Istruzione in Italia e dell'analogo in Francia e, infine, nelle carte di Cesetti. Per motivi economici (l'enormità delle assicurazioni) soprattutto, la trasferta naufragò nel silenzio.

La prima lettera di C.L.R., "riservata confidenziale", è scritta prima dell'alluvione del 4 novembre ed esprime la preoccupazione che il Presidente della Repubblica Saragat non venga ad inaugurare la mostra, come fece in passato invece Einaudi nonostante un sindaco comunista. Ricorda anche i motivi per i quali la città e l'iniziativa lo meritino.  Nessun accenno ad una eventuale trasferta della mostra a Parigi, ciò evidentemente perché ancora non era pienamente evidente la grandiosità innovativa dell'iniziativa e quindi l'argomento era prematuro per una considerazione effettiva.

La settimana dopo, nella seconda lettera (28 ottobre 1966) si appura che il progetto di trasferimento a Parigi della Mostra per Cesetti e Ragghianti era già assodato e operativo, come si deduce dalla lettera (stessa data) in cui C.L.R. informa il pittore-addetto culturale del positivo coinvolgimento del Ministero della Pubblica Istruzione. Il 3 novembre, giorno precedente l'alluvione, Cesetti manifesta a R. la disponibilità delle autorità francesi.


Il caos successivo all'alluvione sposta al 24 marzo, quando R. interviene, la ripresa effettiva del progetto "trasferta a Parigi". Il 27 maggio 1967 R. scrive a Cesetti l'intenzione del Ministero degli Esteri di spostare la Mostra al 1968, cioè in realtà a non farla, se non altro per l'indisponibilità dei prestatori d'opere ad un altro lungo periodo di assenza dalle proprie collezioni. Conclude la corrispondenza Cesetti, il 16 giugno 1967, scrivendo una bella e nobile comunicazione ufficiale: "Purtroppo non siamo riusciti nell'intento".

5. Una collezione della "Critica" di Benedetto Croce


Sono quasi vent'anni che con la mediazione di Leonardo Baglioni (allora nostro rappresentante nel Comitato Scientifico della Fondazione Ragghianti di Lucca), cedetti la copia in mio possesso della rara e prestigiosissima rivista di Benedetto Croce.

Mentre spero – ma con scetticismo reputo il contrario – che la pubblicazione nella Biblioteca di Lucca sia stata letta e compulsata spesso, ritengo opportuno chiarire perché io 

possedessi questa rivista mentre mio padre non avesse acquistato. almeno dopo il benessere famigliare post 1952 derivato da "seleArte", un proprio esemplare della rivista, di cui naturalmente aveva alcuni fascicoli sciolti per via di specifici argomenti di immediato interesse. E' molto semplice: il babbo per sé spendeva soltanto ciò che gli consentiva l'attuazione dei propri impegni di lavoro. A volte onerosi, come al tempo della presidenza dell'ADESSPI, dovendo risiedere a Roma praticamente tutto il tempo che non era a Pisa, sempre per lavoro. Aveva dei rimborsi, ma la sua probità non indicava altro che le spese effettivamente sostenute e soltanto per ciò a cui si riferita il rimborso.


6. Educazione etico-intellettuale

7. Bruno Zevi


Questa lettera del 20 ottobre 1982 spedita da Ragghianti all'ormai quarantacinquennale allievo, quindi amico, Bruno Zevi è un esempio del voluminoso carteggio intercorso tra loro. Essa è pubblicata in questa sede quale esempio 

della varietà e della qualità del loro rapporto epistolare.

Ciò avviene perché la Fondazione Ragghianti di Lucca fra breve pubblicherà l'intera corrispondenza nella collana editoriale di "Carteggio", della quase sono già stati pubblicati Fanfani e La Malfa.


8. Ermetismo


A proposito di questo fenomeno prevalentemente letterario, ma con riflessi sulla tendenza di molti intellettuali italiani a mascherare il vero per compiacere il potere, C.L. Ragghianti ha scritto il saggio Documenti sulla critica ermetica pubblicato su "Letteratura" (1940) e quindi riproposto in Commenti di critica d'arte (Laterza, Bari 1940, pp. 263-283). Nel nostro blog questo scritto è stato riedito nel post del 22 gennaio 2024.

Su questo argomento pubblico soltanto quanto ha scritto C.L.R. stralciando le parti pertinenti da due lettere. La prima (trascritta da un originale irriproducibile) è indirizzata il 23 maggio 1950 a Vladimiro Arangio Ruiz (1887-1952), filosofo e grecista, da giovane aderente al pensiero di Carlo Michelstaedter, del quale pubblicò gli scritti. Tra l'altro Vladimiro A.R. fu il Presidente della Commissione di Maturità di C.L. Ragghianti. Egli non è da confondere con il fratello maggiore Vincenzo Arangio Ruiz  

(1884-1964), giurista che fu il Ministro della Pubblica Istruzione di cui C.L.R. fu sottosegretario per le B.B.A.A.,  Turismo e Spettacolo. Di orientamento "liberale" fu tra coloro che ostacolarono, con mezzi e mezzucci d'accordo con il R.B.B., cicerone di Hitler redento PCI, l'azione e l'attività politica di mio padre. La seconda lettera è indirizzata al giornalista De Pascalis (31 maggio 1978), la cui intervista (4 giugno 1974) per un giornale locale lombardo sarà pubblicata su "Critica d'Arte" (n.175-77, pp.149-153) su "Museologia", col titolo Esperienze odierne dell'arte e delle critica.

Riproduco anche tre artiocli rispettivamente di Giancarlo Vigorelli ("Tempo" rivista, 8 feb.1969), di Luigi Baldacci ("Epoca, 20 luglio 1969), difensivi, quasi corporativi; il fiero antifascista Giorgio Bocca invece è severo ascrivendo dei successori dei precedenti (Quelle Parole oscure, "L'Espresso", 8 sett. 2007). Questi scritti sono testimonianze autorevoli di punti di vista, i quali non hanno nessun rapporto diretto con i tre scritti qui citati di Carlo L. Ragghianti, ma indicano sfaccettature del fenomeno "ermetismo".





9. Lina Galli, poetessa triestina


Nata a Parenzo e morta a Trieste (1906-1993) dove risiedette per tutta la vita dopo aver conseguito il diploma magistrale, Lina Galli ha partecipato assiduamente all'ambiente letterario e artistico della città distinguendosi come poetessa. Licia Collobi la conobbe nel dopoguerra, penso tramite la vivace Anita Pittoni, pur senza particolare amicizia come dimostra la dedica del libro in cui mia madre viene indicata come Ragghianti, nonostante che lei da giovane fosse piuttosto nota come promettente studiosa e che l'ing. Collobi (a Trieste fino a circa il 1939) "bazzicasse" gli stessi ambienti. O forse per questo. Dato che Licia Collobi nella corrispondenza privata scriveva a mano le lettere (tenendo la minuta soltanto di quelle "burocratiche") non meraviglia l'assenza archivistica di 

contatti epistolari. Ricordo nel blog Lina Galli perché autrice della qui di seguito riprodotta lirica Esuli, amara testimonianza dell'ennesimo episodio di viltà servile di italiani (prevalentemente comunisti, nella fattispecie) che trattarono i profughi istriano-dalmati – di lingua e sentimenti italiani – come miserabili stranieri venuti a "togliere il lavoro"...agli sfaccendati, come scrive se non erro Malaparte.

Questi profughi ( a Firenze insediati in villaggio di case popolari situato a meno di un chilometro di campagna da casa nostra) erano in parte certamente ex fascisti (come i cari "comunisti"), vuoi per propaganda, vuoi perché le truppe italiane e la milizia li difendevano dalla maggioranza croata (tutt'altro che democratica. Ante Pavelich, il loro duce, era quello che riceveva la gente mescolando un recipiente di occhi già di italiani).







10. L'esodo dall'Istria e dalla Dalmazia ricordato da Leo Valiani


Lo scottante, dimenticato o strumentalizzato dai fascisti, esodo dall'Istria e dalla Dalmazia, nella seguente intervista a Leo Valiani pubblicata su "Tempo presente" (n.82,83, 1987), viene storicizzato in un'ottica non corriva. 

Trentasette anni dopo questo scritto, pubblicato 40 anni dopo il tragico esodo, mantiene la validità delle testimonianze fatte in buona fede, senza faziosità. Perciò reputo opportuno a seguire la scheda su Lina Galli, postare questo documento perché certamente utile a chi ha dimenticato o rimosso il barbaro accaduto, ed ancor più per chi è troppo "giovane" per averne avute notizie coeve o di poco posteriori.


11. Editoria libraria


Usi, costumi, difetti e beghe, temo di tutti i tempi, a proposito dell'editoria libraria, per la quale ho lavorato 45 anni (di cui solo 23 con copertura legale; e due in cui la servile detta schizzapiscio ragioniera consegnò a me ed altri cedole annuali false nella penultima vita della Vallecchi storica), esemplificati in quattro "testimonianze".

Il primo intervento (1953) è di un paludato Giuseppe Ungaretti, del quale si può non riverire l'uomo ma non disprezzare lo scrittore e soprattutto il poeta.

La seconda testimonianza è di Carlo L. Ragghianti, tramite una lettera del 23 luglio 1980 inviata a Ferrauto, alto dirigente editoriale. Nel libro Marxismo Perplesso la redazione aveva modificato la grafia usata da C.L.R. per personalità russe, specialmente Trotsky. La cosa fece veramente inca...re mio padre, di solito sbuffante ma 

accomodante con le pretese esibizioniste dei burocrati dello scrivere altrui: trovo irresistibile il P.S. In cui "invita" i "funzionarietti" a scrivere "bischero in cirillico".

C'era una volta l'Editoria è il titolo di una cronaca desolata e severa che Giorgio Bocca (1920-2011) il quale su "L'Espresso" (9 settembre 1984) depreca che "un libro che non sia in qualche modo uso o notizia o moda è praticamente inesistente".

L'ultimo intervento, intitolato Professione editoriale, risale al 1997 ed è – in versi – una amara descrizione dell'attività di un redattore o di un responsabile culturale di casa editrice. L'ho scritto io (cioè Francesco Ragghianti) disoccupato, già conscio che non avrei più trovato lavoro stabile a tre anni dalla pensione (spostata poi di colpo a 65 anni) prevista: tanti ipocriti "ci dispiace, lei è troppo qualificato", quando andava bene; altrimenti pesci in faccia, nemmeno freschi.

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