Come anticipato nel post del 18 giugno 2021, nel quale il critico Masciotta presentò De Pisis nella Mostra “Arte Moderna in Italia 1915-1935”, la particolare vicenda del pittore poteva essere ivi illustrata soltanto con opere dipinte entro il 1935. Ciò in controtendenza con la gran parte degli altri artisti dei quali nella sezione illustrativa del loro percorso erano riprodotte opere precedenti e/o posteriori a quelle datate nei limiti dell'Esposizione di Palazzo Strozzi del 1967.
Quindi nel presente post, dedicato agli scritti “monografici” su De Pisis di Carlo L. Ragghianti e Licia Collobi, le illustrazioni si riferiscono a dipinti eseguiti dal 1936 fino alla morte del pittore. Sono qui esclusi i disegni e le litografie di De Pisis perché essi saranno i protagonisti di un apposito post. Riportiamo inoltre, la corrispondenza superstite tra lo storico
dell'arte e De Pisis, tenendo presente che vi furono incontri personali tra cui l'ultimo quando C.L.R. nel 1950 andò a trovare il pittore nella residenza protetta di Villa Fiorita, da dove mio padre ritornò a Firenze col dono di un dipinto. Racconto ciò per sottolineare il grado di reciproca stima e apprezzamento dell'attività, nonché di amicizia ormai di lunga data.
Come indicato nel post del 2021, gli scritti “monografici” qui riportati dei coniugi Ragghianti sono quantitativamente pochi. C'è da considerare però gli interventi e gli accenni depisisiani presenti in saggi e articoli di carattere collettivo e generale o specifico pubblicati da C.L.R. in riviste e libri (e corrispondenze), per i quali un approccio approssimativo si può riscontrare nell'affrettata Bibliografia degli scritti (Firenze, U.I.A., 1990).
In dettaglio, qui, ricordo nel 1936 su “Leonardo” (n.3, p.71) in Indicazioni sulla pittura contemporanea, C.L.R. scrive: “il De Pisis, che merita un posto a parte per la sua raffinatezza da neo-giapponese, per la sua leggerezza di acque cromatiche; e molti altri più o meno promettenti o affermati”.
Nel 1938 su “La Critica d'Arte” (n.4-6, f. XVI-XVIII, pp.33-37) C.L.R. scrive: “Accompagnava questa mostra di dipinti una Antologia del Disegno contemporaneo in Italia, dove erano specialmente da notare disegni di Carrà, De Pisis (fig. 10), Manzù, Morandi, Tamburi”. Questa frase concludeva la recensione della Mostra a New York della Galleria La Cometa. Nello stesso fascicolo a p. XXXIII del notiziario si dice: “...De Pisis i suoi fiori di Cadore dipinti a grandine, brulicanti, di una schiettezza lirica sempre più animata e trasparente e di gusto capillare ...”. Sempre da “La Critica d'Arte” (a.V, n.3-4, f. XXV-XXVI, Notizie e letture, pp. XVII-XVIII) del 1940, Ragghianti recensisce il saggio di Giuseppe Raimondi pubblicato nel fascicolo del dic. 1939 di “Le Arti”:
Del 1946 è l'inserimento di De Pisis tra i 37 artisti (Morandi compreso) inclusi da C.A.D.M.A. di Firenze (di cui C.L.R. è “chairman”) nel Catalogo per la Mostra presso la House of Italian Handicraft di New York. L'esposizione-vendita,
patrocinata da Max Ascoli, fuoriuscito antifascista divenuto cittadino americano, ebbe un esito lusinghiero. Su questa società di promozione e protezione dell'artigianato italiano è previsto un prossimo post.
Gli scritti che seguono provengono da “SeleArte” (1952-1966) e sono dei coniugi Ragghianti.
Di Licia Collobi, la quale cominciò a collaborare alla rivista per sopperire alle lacune che via via C.L.R. era costretto a lasciare, stante l'onere dei suoi impegni, anche sociali,
sempre crescenti, sono Cavaglieri – De Pisis (“SeleArte” n.10, gen.-feb. 1954, p. 27) e De Pisis a Ivrea (n.11, mar.-apr. 1954, p.72).
Sintetici ma efficaci i due interventi di C.L.R. in occasione delle Biennali di Venezia del 1954 e 1956. Sempre su “SeleArte”, il primo è nel n.12 (mag.-giu. 1954, p.33
più colore f.t.) il secondo fu pubblicato nel n.24 (mag.-giu. 1956, pp.34-36 più colore f.t.).
L'ultimo e più sostanzioso impegno diretto di C.L.R. su De Pisis comparve su “SeleArte” (n.75, lug.-sett. 1965, pp.59-66). Lo stesso saggio, con varianti modeste, fu in seguito
pubblicato su “La Stampa” di Torino il 3 settembre 1965. Per la gioia dei filologi e dei collazionatori riproduco entrambe le pubblicazioni.
Per quel che riguarda la corrispondenza tra C.L.R. e De Pisis mi risultano soltanto superstiti 4 lettere autografe del pittore (24 III 1943, 2 pp.; 25 IX 1947, 1 p.; 17 X 1950, 2 pp.; n.d. circa 1950-52, 1p.) e una lettera ufficiale dattiloscritta da parte di Ragghianti (pubblicata in “Critica d'Arte”, V serie, n.17, 1988), la quale sarà riproposta in un post con l'intero articolo.
Probabilmente le lettere inviate da C.L.R. erano manoscritte o atti degli uffici fiorentini e perciò quelle private erano spedite da casa o da fuori Firenze, le altre manomesse o saccheggiate per l'autografo illustre. Ho già scritto degli ammanchi nelle carte de “La Strozzina” e dello “Studio Italiano di Storia dell'Arte”, situati entrambi in Palazzo Strozzi. Tra l'altro ho riscontrato molte cartoline cui il francobollo era stato tolto tagliandole, spesso con danni anche al testo. M'auguro, pertanto, che i recuperi da parte della Fondazione Ragghianti di Lucca dell'Archivio e dei magazzini dell'Università Internazionale dell'Arte, recentemente defunta, contengano documenti anche su
De Pisis. Riservandomi di relazionare su De Pisis poeta e scrittore dopo aver trovato alcuni indispensabili contributi documentari, ricordo che la formazione culturale dell'artista è stata umanistica.
Inoltre, a parte certe bizzarrie patologiche per cui il Maestro fu curato negli ultimi anni di vita, breve – per altro sessanta anni (che anche allora non erano mediamente molti) lo spirito che animava la personalità del pittore mi pare per certi versi analogo a quello che lo scrittore e poeta Aldo Palazzeschi (1885-1974) rivendicava per sé, cioè: “lasciatemi divertire”.
Per concludere, prima della sequenza iconografica dei dipinti di Filippo De Pisis dal 1936 alla morte, riporto a mo' di introduzione la “scheda” che Marcello Venturali (1915-2002) redasse per il Catalogo/Mostra Arte in Italia 1935-1955 (Edifir e UIA, Firenze 1992).
F.R. (29 marzo 2024)
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