Donna, Machiavelli, Luigi Russo, Joyce Lussu;
Richard Cobden (1804-1865);
Cachet Fiat allusorio;
Salvatore Ragghianti frate, garibaldino, metodista;
Maxime Du Camp (1822-1894);
Salvatore Minocchi modernista;
Colore nella pittura;
Socialismo 1947 e 1957;
Carattere degli edifici;
Licia Collobi fotografa;
Con Jacovitti percorso da PdS a Partito Democratico;
Economia: per non piangere.
1. Donna, Machiavelli, Luigi Russo, Joyce Lussu.
Da quanto da lui scritto qui sopra, non è sorprendente constatare che Machiavelli fosse misogeno. E' stata una sorpresa, invece, appurare su fonti coeve inoppugnabili che egli fu omosessuale con tendenze pedofile. Uno di quegli individui che fino a poco tempo fa si sposavano e figliavano in "serenità" di coscienza e indulgenza sociale ipocrita ma diffusa.
La polemica tra il "focoso" Luigi Russo – illustre italianista che ricordo ancora 75 anni dopo sempre sopra le righe, quasi quanto Bruno Zevi – e la partigiana dal forte carattere Joyce Lussu è narrata nella propria rivista ("Belfagor", a. III, n.1, 1948) dallo stesso Russo – conciliante ma non pentito
direi – nella nota Come per cagione di donne si rovina uno Stato. E' opportuno riguardo al procedere dell'acquisizione dei pieni diritti anche alle femmine ricordare che solo due anni prima (1946) la Consulta Nazionale, deliberante in vece del Parlamento ancora non ristabilito, si espresse sulla questione se accordare il voto alle donne e di essere elette.
Subito dopo la guerra e la stentata vittoria sul Fascismo, non erano tempi di consapevole femminicidio, però di "patriarcato" sì. Lo scritto di Luigi Russo rivela una radicata, diffusa opinione circa il ruolo delle donne, nonostante le prove lampanti (anche nella propria famiglia: Sara Russo, ad es. era scrittrice ed intellettuale) della paritaria capacità in ogni attività delle persone di genere femminile (Joyce Russo e Licia Collobi, ad es., erano divenute capitano e maggiore dell'Esercito Italiano).
Ciò nonostante il 10 marzo 1946 alla Consulta, dovendo decidere se dare per la prima volta in Italia il voto alle donne per il referendum, le elezioni Amministrative e la Costituente, Benedetto Croce votò contro, e così non pochi altri illustri personaggi, anche a sinistra, tra cui – temo per eccesso di tatticismo politico (il voto alle donne avvantaggiava certamente DC, monarchici, P.C.I. grazie al loro apparato) anche il consultore Carlo L. Ragghianti. E fece male.
2. Richard Cobden.
Colgo l'occasione, trovando il suo necrologio ne "L'Emporio Pittoresco (VI, 10 sett. 1965, p.204), per ricordare Richard Cobden (n.1804), imprenditore ed economista a suo tempo celeberrimo, noto nei nostri studi storici perché "fu tra gli autori che diedero maggiore contributo alla formazione del pensiero economico di Cavour". Liberale, strenuo sostenitore del libero scambio, antitetico ai monopoli, il suo nome dovrebbe far arrossire chiunque abbia sostenuto che Silvio Berlusconi fosse "liberale".
Ma è l'attualità nostra di guerra che vede sostenitori sempre fra i cosiddetti "liberali" del proseguimento bellicista, rifiutando qualsiasi approccio o proposta di pacificazione. Cobden fondò la "Società degli Amici della pace" e fu contrario alla guerra di Guinea, anche perché per "tutelare e far prosperare l'agricoltura, le industrie ed il commercio dopo della libertà, abbisogna la pace".
Riproduco per ultima anche la scheda editoriale descrittiva di una biografia degli anni Settanta del secolo scorso scritta su Richard Cobden. Riporto, infine, la scheda editoriale di un libro degli anni Settanta perché ricordo di aver letto a suo tempo una recensione positiva, la quale mi confortò nella considerazione lusinghiera del personaggio che ne avevo tratto dalla lettura della poderosa Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia di Cesare Spellanzon.
3. Cachet-Fiat.
Il notissimo logo d'anteguerra mondiale di un analgesico, è stato involontario premonitore del comportamento, allora futuro oggi attuale, di un marchio di macchine inquinatrici che da italiano s'è trasferito "armi e bagagli" all'estero (Francia, Olanda, Svizzera...), dopo aver beneficiato di pluridecennali trattamenti ed aiuti economici privilegiati.
Il bello, si fa per dire, è che ne vorrebbero usufruire ancora oggi e per il futuro, smantellando al contempo i pochi siti produttivi ancora funzionanti in Italia e a Torino, specialmente per recuperare alla speculazione edilizia Mirafiori.
Nell'Ottocento borghesia e popolo quando scontenti del loro governo oppressore fecero anche scioperi del "fumo" (sigari, sigarette, tabacco erano monopoli di Stato) per punire concretamente chi li sfruttava e li opprimeva.
Oggi, ricordo, che sul mercato esistono molti marchi esteri da sempre e che anche loro producono identiche macchine inquinatrici, molto amati praticamente da tutti quanti. Potendo scegliere...
4. Salvatore Ragghianti, frate garibaldino.
Ricevo questo estratto dal web con la domanda: siete parenti? Sono quasi certo che alla lontana ci sia con costui una parentela. Nostro padre accennò varie volte ad un garibaldino in famiglia, benché di orientamenti lontani
dalla laicità de nonno Francesco, massone.
Sempre a Viareggio c'è una squallida piazza intitolata ad Ippolito Ragghianti, famoso violinista, col quale – sempre alla lontana – sembra ci fosse parentela.
5. Maxime Du Camp.
Il testo precedente, quasi sicuramente inedito, è stato scritto da Carlo L. Ragghianti, c.1950, per la costituenda rivista "La cultura artistica", che doveva sostituire la "Critica d'Arte". Sansoni non volle più editare con C.L.R., avocando pretesti di proprietà della testata, con causa in corso di
denuncia. Poi la Sansoni rinunciò alle proprie pretese e "Critica d'Arte" proprietà di R. venne per la prima volta pubblicata da Vallecchi.
Seguono il fotoritratto di Nadar a Du Camp con a fronte testi esplicativi. Riporto quindi due articoli sui rapporti tra il saggista e il grande Gustave Flaubert.
Successivamente Ranchetti introdusse le Memorie di un modernista (1974), pubblicate nei Saggi Vallecchi (fine gestione Buzzi). In una delle rare riunioni editoriali alle quali furono ammessi i redattori, fui io a ricordare (grazie a ciò che avevo sentito dire da mio padre) l'esistenza delle carte del Minocchi e a sostenerne l'interesse anche in
relazione all'attualità presente. Va "sans dire" che, una volta programmato il libro, fui esonerato dal seguirne la pubblicazione, né ebbi poi copia del libro stampato. Mi presi quella del Righi, prima che la facesse svendere dall'usciere, che poi mandai a Lucca come volume appartenente a Carlo L. Ragghianti.
Questi due scritti di Carlo L. Ragghianti sono tesi a dimostrare che è "importante che si esca definitivamente dalla concezione della posizione gerarchicamente inferiore del colore nella pittura".
Il secondo intervento è una delle "risposte" scritte ai quesiti degli allievi del suo seminario presso l'Università Internazionale dell'Arte di Firenze. Si tratta, cioè, di uno strumento didattico che dopo lo scambio allievo-docente
viene reso pubblico per consentire e stimolare la partecipazione attiva di tutti i discenti.
Su "SeleArte", rubrica fissa della IV serie di "Critica d'Arte", sono stati pubblicati due altri interventi concernenti il colore nella pittura (1984) e La teoria dei colori di Philip Otto Runge (1986), autore di "un gruppo di lettere scritte da lui e ricevute da Goethe". Quest'ultimo nella sua prodigiosa attività studiò, con risultati interpretativi, il "colore".
8. Socialismo 1947-1957.
Carlo L. Ragghianti non aderì al manifesto del 1947 perché di fatto esso voleva recuperare al nascente partito socialdemocratico di Saragat (scissione al congresso di Firenze, 1947, dalla maggioranza PSI frontista e in taluni casi fusionista) azionisti socialistoidi come Calamandrei e liberalsocialisti come Calogero, schierati a sinistra.
A sinistra era anche il gruppo di azionisti che militava nel PRI per consolidare l'affermazione di La Malfa, il quale intendeva contendere il partito a Randolfo Pacciardi.
Oltre a far parte di questo schieramento, C.L.R. era tra gli ideatori di Terza Forza, che sosteneva la necessità di una forza unitaria intermedia tra socialcomunisti e democristiani (e una parte di liberali e di monarchici).
Quanto alla notizia del Convegno P.S.I. del 1957 ("Criterio", n.1, gennaio) fa seguito la lettera che C.L.R. Vi inviò con il consenso di Valiani e Visentini. Al dibattito piuttosto vivo suscitato dalle pagine di C.L.R., seguono due lettere di qualificati lettori pubblicate in "Criterio" (n.3, marzo e n.5, maggio).
10. Licia Collobi fotografa.

Quasi sicuramente questa è l'unica fotografia scattata da Licia Collobi Ragghianti; la macchina fotografica era di Detti.
Così ai tempi del "compromesso storico" è descritto il percorso del P.C.I. Per analogia ciò calza perfettamente per la traiettoria del P. Democratico.
Dati i tempi, mi sembra opportuno ricordare ancora una volta la felice intuizione di Benito Jacovitti 1973, che così intuì il processo involutivo dei comunisti.
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