Carlo e Licia

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martedì 26 dicembre 2023

Arte moderna in Italia 1915-1935 – Testi critici, 29/VI. Raffaele Monti (SOFFICI, GIORGI)

 


    


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1. RAFFAELE MONTI ( I ) - 16 giugno 2018
2. IDA CARDELLINI (LORENZO VIANI) - 28  settembre 2018 
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4. MARCELLO AZZOLINI (GUERRINI, CHIARINI, VESPIGNANI). 6 ottobre 2019
5/I. FORTUNATO BELLONZI (BOCCHI, D'ANTINO). 12 novembre 2019
5/II. FORTUNATO BELLONZI (MORBIDUCCI, SAETTI). 28 dicembre 2019
6. ALDO BERTINI (CREMONA, MAUGHAM C., PAULUCCI). 22 gennaio 2020.
7. ANNA BOVERO (BOSWELL, CHESSA, GALANTE). 5 febbraio 2020.
8. SILVIO BRANZI (SCOPINICH, BALDESSARI, NOVATI, SPRINGOLO, RAVENNA, KOROMPAY, ZANINI). 23 febbraio 2020.
9. GIOVANNI CARANDENTE (COMINETTI, MARINI). 4 marzo 2020.
10. ITALO CREMONA (REVIGLIONE). 7 maggio 2020.
11. ENRICO CRISPOLTI, I (BALLA, EVOLA, ALIMANDI, BENEDETTA). 2 aprile 2020.
12. ENRICO CRISPOLTI, II (COSTA, DIULGHEROFF, DOTTORI, FILLIA). 6 aprile 2020.
13. ENRICO CRISPOLTI, III (ORIANI, PANNAGGI, PRAMPOLINI, MINO ROSSO), 10 aprile 2020.
14. RAFFAELINO DE GRADA I (BOLDINI, ANDREOTTI). 22 giugno 2020.
15. RAFFAELINO DE GRADA II (BERNASCONI, CARPI, CARENA, FUNI). 6 luglio 2020.
16. ANTONIO DEL GUERCIO (MAZZACURATI, MENZIO, RICCI). 8 agosto 2020
17. TERESA FIORI (INNOCENTI). 1 settembre 2020.
18. CESARE GNUDI (FIORESI, PIZZIRANI, PROTTI). 2 ottobre 2020.
19. VIRGILIO GUZZI (MANCINI, CAVALLI, MONTANARINI, PIRANDELLO). 19 novembre 2020.
20. MARIO LEPORE (DEL BON, LILLONI). 21 dicembre 2020.
21. LICISCO MAGAGNATO (NARDI, PIGATO, FARINA, TRENTINI, ZAMBONI, BERALDINI, SEMEGHINI). 21 gennaio 2021.
22. CORRADO MALTESE (GERARDI). 4 marzo 2021.
23. FRANCO MANCINI (PANSINI, NOTTE, BRESCIANI, CRISCONIO, CIARDO, GATTO, VITI).  3 aprile 2021.
24. GIUSEPPE MARCHIORI, 1 (ROSSI, LICINI). 3 maggio 2021.
25. GIUSEPPE MARCHIORI, 2 (SEVERINI, SPAZZAPAN). 28 maggio 2021.
26. MICHELANGELO MASCIOTTA, 1 (LEGA, VENNA LANDSMANN, CALIGIANI, COLACICCHI). 7 giugno 2021.
27. MICHELANGELO MASCIOTTA, 2. (DE PISIS, PEYRON, LEVASTI, CAPOCCHINI). 18 giugno 2021.
28. GIAN LORENZO MELLINI. (VITTORINI, SALIETTI, SANI, DE JURCO, BUGIANI). 23 luglio 2021.
29. RAFFAELE MONTI (CAPPIELLO, CHINI). 14 novembre 2022
29/II. RAFFAELE MONTI (GHIGLIA, MULLER). 24 gennaio 2023
29/III. RAFFAELE MONTI (NOMELLINI). 7 ottobre 2023
29/IV. RAFFAELE MONTI (SFORNI, CIACELLI, OPPO). 19 ottobre 2023
29/V. RAFFAELE  MONTI (DE WITT) 25 novembre 2023
30. ALESSANDRO PARRONCHI (CARLINI, MOSES LEVY). 14 settembre 2021
31. GIACINTO NUDI. (RAFFAELE CASTELLO). 16 agosto 2021.
32. GUIDO PEROCCO (CADORIN, MARTINI, MOGGIOLI, PELLIS), 1. 23 ottobre 2021
32bis. GUIDO PEROCCO (ZECCHIN, CAVAGLIERI, GARBARI, CAGNACCIO DI S. PIETRO), 2. 6 novembre 2021
33. AGNOLDOMENICO PICA (DEPERO, BOLAFFIO, MARTINI, SIRONI, D'ALBISOLA, GHIRINGHELLI, USELLINI). 16 dicembre 2021
34. ATTILIO PODESTA' (MERELLO, RAMBALDI, SACCOROTTI). 24 gennaio 2022
35. GIUSEPPE RAIMONDI (ROMAGNOLI, BERTOCCHI, COLLIVA, CORAZZA) con Appendice 1946, del 16 febbraio 2022. 13 febbraio 2022
36.  MARIO RIVOSECCHI(RICCARDI). 8 marzo 2022
37. MARIO ROSCI(BONFANTINI). 14 marzo 2022
38. PIER CARLO SANTINI (ROSAI) 1. 17 aprile 2022
39. PIER CARLO SANTINI (SOLDATI) 2. 22 aprile 2022
40. ALBERTO SARTORIS (PETTORUTI, BADIALI, RADICE, REGGIANI, RHO). 24 maggio 2022
41. GIUSEPPE SPROVIERI (DE ANGELIS). 18 giugno 2022
42. ANTONELLO TROMBADORI, 1 (DONGHI, CERACCHINI). 13 luglio 2022
43. ANTONELLO TROMBADORI, 2 (GUZZI, STRADONE, RAPHAEL MAFAI, ZIVERI). 23 luglio 2022
44. MARCO VALSECCHI (CORSI, DE GRADA). 22 settembre 2022.
45. MARCO VALSECCHI, 2 (TOSI, TOZZI, BREVEGLIERI). 27 settembre 2022





Con la serenità di quei giovani che in ogni generazione hanno la coscienza a posto nei confronti della propria prassi di vita, nel 1936 Carlo L. Ragghianti in Indicazioni sulla pittura contemporanea italiana (“Leonardo”, n.3, p.76 – qui riprodotto in seguito) di Ardengo Soffici, già stranoto pittore e letterato, scrive: “...il Soffici, che non è stato mai più che insigne dilettante, è un formulatore pittorico assai povero di molte successive convinzioni critiche sostenute con ben altra efficacia e vivezza come scrittore...”. Sostanzialmente Ragghianti manterrà queste convinzioni per l'intero arco della propria esistenza.

Successivamente su “La Critica d'Arte”, n.1, 1939, pp. VIII,IX) nell'articolo La Galleria dell'Arcobaleno di Venezia (qui riprodotto)

argomenterà in due pagine quei concetti, ribadendo in conclusione che “le sue pitture non hanno mai contenuto né quella ricchezza, né quella aderenza, né quella vitalità aggressiva ed eversiva di problemi, che possano giustificare con rispetto l'opera di molti altri pittori, anche fuori dall'arte vera e propria”.

Naturalmente uno storico controlla che le proprie conclusioni critiche contengano anche idiosincrasie motivate, perciò C.L.R. nulla toglie a Soffici tanto che nel proprio fondamentale libro Mondrian e l'arte del XX secolo tiene presente anche i risultati critici di Soffici, come si può riscontrare nei seguenti due brani estratti (p.149 e p.203) dal monumentale studio pubblicato nel 1962, vincitore del premio Viareggio per la critica per quell'anno. 

Nel 1976 Luigi Baldacci italianista al Magistero di Firenze, critico letterario della contemporaneità su “Epoca”, collezionista di dolenti quadri secenteschi e soprattutto di arte africana (di cui è stato uno dei pochi veri intenditori), quale direttore di una nuova collana Vallecchi la volle inaugurare con la riproposta di Scoperte e massacri di

Soffici. Baldacci chiese a C.L.R. di scriverne il saggio introduttivo, a proposito del quale indirizza all'autore la seguente lettera del 4 marzo 1976, che riproduco interamente anche perché contiene un'ampia digressione riguardante il recente studio di Ragghianti su Tono Zancanaro. 

Riproduco, quindi, integralmente il saggio di C.L.R. su Scoperte e massacri, che già pubblicai nella IV serie di “SeleArte” (n.22, aprile 1995 e nel blog nel post del 6 gennaio 2018 che riproduce l'intero fascicolo). Alla presentazione di Scoperte e massacri segue la chiara e severa lettera nei confronti di Soffici fascista, che C.L.R. indirizzò il 21 ottobre 1979 a

Piero Pananti, gallerista ed editore della rivista “L'Indiscreto”.

A dimostrazione dell'importanza che C.L.R. dava al proprio scritto riporto anche un estratto della lettera inviata a Virgilio Guzzi il 20 novembre 1976, un critico d'arte (e pittore) tutto sommato in sintonia con C.L.R. (v. i post del 19 novembre 2020).


Trovo, poi, un documento, da riprodurre per ultimo, riguardante l'attenzione di C.L.R. nei confronti di Soffici. Si tratta di un periodo estratto da l'articolo La cultura italiana per la critica d'arte (da “La Nazione”, 26 gennaio 1984, p.3) nel quale l'autore ricorda la contrapposizione tra l'attenzione e la derivazione dalla cultura francese dell'800 e primi 900 di Soffici con quella germanica di Boccioni: “Soffici trasmette idee e modi di critica che provengono dal movimento intellettuale francese da Delacroix e Baudelaire e Gautier il quale prosegue nelle discussioni artistiche fino a Gauguin e a Cézanne e ai loro interlocutori, a Denis, a Matisse, è estraneo al positivismo accademico, e in quanto è sensibile a Bergson è contro la psicologia determinista, ben diversamente dal Boccioni che invece segue la psicologia della forma germanica, ben nota anche in Italia per via diretta e per tramitazioni”.

A titolo cronistico ricordo che nel 1965 – l'anno dopo la morte dell'artista – da parte di personalità anche accademiche toscane e di Enti turistici pratesi fu indetto il “Premio Nazionale d'Arte Ardengo Soffici”. Nel Comitato d'onore fu invitato anche C.L.R., il quale si trovò costretto a declinare l'invito (4 giugno 1965), stante anche la presenza nel Comitato di persone impresentabili e dal passato nero, con queste secche parole: “Spiacenti di non poter condividere programma e modalità della manifestazione...le comunico che non aderisco...”. Questo rifiuto ebbe una certa risonanza anche tra amici postbellici come Enrico Vallecchi (grande collezionista di Soffici) e sul piano prettamente locale creò qualche problema – per altro superato – all'approntamento della Mostra “Arte Moderna in Italia 1915-1935”, specialmente nel prestito di certe opere di certi autori.

Dato che oggettivamente Soffici pittore e Soffici uomo di lettere convivono ad un livello pressoché identico nella sua notevole mole di lavoro, fare una distinzione porterebbe a parlare di “schizofrenia” il che sarebbe cosa erronea. Si tratta invece di un caso di capacità mentale congiunto generalmente con formazione scolastica e culturale, nemmeno raro tra artisti e intellettuali dell'epoca e di quella immediatamente successiva. Essere capaci di 

operare con qualità in più di una direzione, infatti, di norma comporta comunque che nell'individuo prenda il sopravvento un aspetto. Si avranno così pittore dilettante e poeta affermato (Montale, Neri Pozza, Buzzati, ad es.) e via dicendo. Viceversa scrittore di narrativa, poeta o critico meno originali di quanto non siano come artisti figurativi (Giuseppe Viviani, Ottone Rosai, Mino Maccari, ad es.). Nel secolo XX, almeno in Italia, i casi di doppia convivenza sono stati numerosi, spesso illustri.

Perciò nella “Antologia critica” che seguirà, dopo le quattro pagine di autobiografia, un illustre critico letterario come Emilio Cecchi nel 1939 ci racconta Soffici pittore, mentre un voltagabbana immorale di qualità quale Giovanni Ansaldo nel 1925 striglia Soffici reo di sacrificare l'arte alla politica. Nel 1950 su “L'Europeo” (12 marzo) l'ondivago e ancora laico Manlio Cancogni ci diletta con Soffici giovane; Paolo Vita Finzi su “Il Mondo” (16 agosto 1955) cautamente deplora il Lemmonio Borèo (1911) di presago spirito fascista, dandocene un riassunto esimente dal leggere il libro. Ancora, Giuseppe Raimondi, letterato talora fine a sé stesso, sempre su “Il Mondo” (11 agosto 1959) ricostruisce Soffici futurista in tipografia. Dello stesso anno è il sintetico giudizio di Giuseppe Mazzariol che in Pittura italiana contemporanea (Bergamo, 1959) indica i limiti della pittura di Soffici. Tra parentesi: studioso tra i più competenti del periodo e coautore per la parte moderna di un bel manuale per i licei (Mondadori) Mazzariol è un'altra vittima della deplorevole pochezza di Wikipedia: questi scritti (e altri) non sono riportati nella penosa voce che lo riguarda.

Chiude la rassegna su Ardengo Soffici lo scrittore e critico letterario Paolo Milano (“L'Espresso”, 30 agosto 1964), il quale, pur riconoscendo i pregi di Soffici, non perdona la sua adesione al fascismo perché – oltretutto – a causa della abilità ed autorevolezza i suoi scritti risultano efficace propaganda. E noi, oggi 2023, ne vediamo gli effetti a scoppio ritardato nella resuscitata fenice – neofascista, questa volta – che si è nutrita di “cattivi maestri” per risorgere. Minacciosamente, ma quanto pericolosa? Spero che non tocchi ai posteri darsi la risposta riconquistando la Libertà.

F.R. (1 ottobre 2023)



Scritti di Carlo L. Ragghianti

Antologia critica

Emilio Cecchi, "Le Arti", feb.-mar. 1939.



Da "L'Europeo", 12 marzo 1950.




Opere di Ardengo Soffici

Antonio Ruggero Giorgi (1887-1983) è impresso nella mia memoria per un suo scontro verbale piuttosto violento con Giuseppe Gorni avvenuto in Palazzo Strozzi la notte dell'inaugurazione della mostra “Arte Moderna in Italia 1915-1935”. Saranno state almeno le due di notte quando, nonostante le finestre chiuse, al secondo piano si sentì un alterco di voci alterate che sovrastò il rumore della decina di persone che con me stavano dando gli ultimi (e in certi casi penultimi) ritocchi alla collocazione delle opere esponende dei cartellini, dei segnali.

In passato grandi amici fino agli anni Venti, Gorni (media altezza, tracagnotto, affabile) e Giorgi (piuttosto alto, robusto, aggressivo, quasi smargiasso) per non ben precisati motivi iniziarono a detestarsi. Il caso dell'età e della provenienza volle che in mostra lo spazio loro destinato per esporre fosse contiguo. Così, secondo Giorgi il piedistallo con sopra una creta di Gorni ostacolava la visione di un suo dipinto: quindi litigio furibondo stante il tuonare minaccioso di Giorgi a fronte del deciso squittìo di Gorni. Una manata fece cadere la statuetta che si ruppe in almeno due pezzi: apriti cielo. Io accorsi in tempo per vedere lo scempio, mentre entravano in azione i pacieri – tra cui mi pare ci fosse Antonino Caleca - per dividere i due anziani contendenti. Quindi, se ben ricordo, Giorgi se ne andò facendo rumorosamente l'offeso, Gorni di colpo dimesso si mise, sembrando un cherubino alterato, con una spatola, una bottiglia d'acqua minerale, due bicchieri e le mani operose a ricomporre il bozzetto di creta cruda e seccata lacerato.

Fu così che conobbi di persona Gorni, prima di Carlo L. Ragghianti, mio padre, che sull'artista ha scritto pagine fondamentali, diventandone amico personale, uno dei pochi (almeno in relazione al numero di Maestri con i quali C.L.R. ebbe buoni rapporti al di là di quelli puramente professionali).

Mentre sul temperamento di Giorgi artista non c'è poi molto altro da aggiungere oltre al fatto che esso si è riflesso con una certa evidenza anche nel ductus pittorico di molti dipinti. La “vis polemica” percorre molte opere, specialmente quelle di carattere sociale, mentre nei soggetti più distensivi – figure femminili, fiori – la pittura di Giorgi è ordinata, spurgata dall'impeto della pennellata.

Trovo che questa caratteristica irruenza di Giorgi si riscontra soltanto nei dipinti: nei disegni e nelle incisioni è praticamente assente. Tanto che ritengo che per certi versi questo artista mantovano sia più notevole ed originale proprio nella grafica. Perciò intendo senz'altro inserire Giorgi in una serie di post esclusivamente visivi con opere di incisione, litografia e naturalmente disegni, che sto progettando.

Mi sembra opportuno, dato che indubbiamente Giorgi sembra essere uno di quegli artisti la cui notorietà tende a rimanere locale, affidare alla penna di Mario De Micheli, che è stato un critico d'arte contemporaneo equilibrato e fondamentale interprete della cosiddetta egemonia culturale della sinistra (e dei suoi miti non tutti sinceramente accettabili), la narrazione del percorso artistico di Antonio Ruggero Giorgi tramite la ampia Presentazione al bel volume che l'editore Vangelista nel 1975 dedicò all'artista di Reggiolo. Nel libro oltre a molte illustrazioni in colore e b/n, sono presenti una diffusa Biografia e un'accurata Bibliografia (curate da Marzio Dell'Acqua), l'elenco delle esposizioni e un'Antologia critica. Oltre allo scritto di De Micheli riproduciamo un articolo del 1965 da “La Voce Repubblicana”, nonché il saggio Una vita per la terra di Alessandro Righetti (“Arte”, aprile 1990).

F.R. (18 settembre 2023)


P.S. Polemico – Sull'ineffabile Wikipedia, che continuo a fare l'errore di compulsare magari solo per una data di morte e perché è la prima voce di ogni lemma che si incontra, anche per Giorgi ci sono almeno un paio di ingiustificabili mancanze, omissioni importanti nell'ambito della modestia del personaggio regestato.

Nella “Bibliografia” manca il grosso volume monografico su Giorgi con il testo di De Micheli (1975), massimo intervento critico su questo artista. E' assente anche l'articolo molto e ben documentato, nonché piuttosto recente, di Alessandro Righetti (1991) pubblicato sulla rivista più diffusa in Italia sull'arte moderna e contemporanea “Arte”, la quale gode di certa autorevolezza nell'ambito artistico.

Nella sezione “mostre” (24 voci) è riportata una mostra del Sindacato fascista (1932) – il che non consola, anzi, circa il vantato antifascismo del Giorgi; c'è anche nel 1969 un'indeterminata “Mostra personale a Firenze”. Manca, però, il che è imperdonabile e inaccettabile, la citazione della storica e sì, famosa e importante Mostra “Arte Moderna in Italia 1915-1935”.

Vedo che c'è nella scheda Wikipedia la voce “Controllo di autorità”. Non so cosa voglia significare con precisione, certo non sembra un controllo sul contenuto di questa scheda Giorgi e di tante altre purtroppo incontrate nelle nostre ricerche. Qualche controllo di merito so che in Wikipedia c'è. Viene però il sospetto che il controllo sia esercitato da “bande” organizzate, faziose e, speriamo, almeno non collegate a interessi costituiti.

(30 settembre 2023)



Antologia critica




Opere di Antonio Ruggero Giorgi

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