
Nato nel 1876, un anno prima del padre di C.L.R., morto nel 1967, Antonio Antony De Witt è certamente uno degli artisti più originali, e più schivi, della prima metà del Novecento, nonostante le pause e i periodi di saltuaria operosità figurativa. Ciò avvenne perché la sua attenzione era rivolta anche, e a volte soprattutto, ad altre importanti e riuscite attività: quello di scrittore, di studioso d'arte e d'incisione in particolare, di esperto riorganizzatore del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi fiorentini.
Non a caso, per fare un esempio, Carlo L. Ragghianti scrive su De Witt una breve nota ("La Critica d'Arte", a. V, n. 3-4, lug.-dic. 1940) nel quale corregge l'attribuzione di un dipinto da Caravaggio a Orazio Gentileschi. Nel contempo R. seguiva l'opera pittorica di De Witt per qual poco che era esposta e pubblicizzata.
Noto per inciso che lo storico lucchese conosceva di De Witt anche la pittura e la grafica e che anch'io ritengo che le sue incisioni, le litografie a colori, i disegni siano opere non meno persuasive e suggestive di quelle pittoriche.
Nel 1948, apprendo un dato a me ignoto da Francesca Cagianelli (Tra pittura e incisione/A.A. De W./critico delle arti, 1977), De Witt collabora con C.L. Ragghianti alla Mostra Nuova Arazzeria Fiorentina. Sempre nel 1948 l'artista è uno dei collaboratori di Licia Collobi Ragghianti, curatrice della mostra e del catalogo Arte fiamminga e olandese dei secoli XV e XVI, in Palazzo Strozzi a Firenze.
La stima di C.L.R. si manifestò anche nel 1954 promuovendo a "La Strozzina" l'esposizione de L'opera di De Witt, di cui riproduciamo la scheda, curata da Elisa Bassetto, nel più volte citato volume "Mostre permanenti". C.L.R. in un secolo di esposizioni, Fondazione Ragghianti, Lucca 2018. Da questo ottimo repertorio è assente la mostra che "nel 1957, la nuova personale sempre alla Strozzina", come segnala F. Cagianelli (p.119) nel sopra citato libro del 1997. Nel 1960 nel fascicolo monografico n.48 di "SeleArte" (ott.-nov.), che contiene il saggio Arte Italiana oggi di C.L.R., vengono pubblicati a colori due dipinti di De Witt, qui riprodotti.
Il 3 gennaio 1961 De Witt rivolge a C.L.R. una lettera-appello scritta a mano con la complicata – come si può vedere – calligrafia dell'artista. L'appello è sottoscritto anche da tre alti funzionari della Soprintendenza BB.AA. di Firenze: Anna Maria Francini Ciaronfi, Luisa Becherucci, Giulia Sinibaldi, le quali in particolare si raccomandano "a lei per la vita della Strozzina!", che il retrivo duo La Pira, Bargellini volevano chiudere o assoggettare al Comune. Immediata la risposta di Ragghianti il 5 gennaio 1961 che – vediamo dal dattiloscritto riprodotto – non si sottrae al pressante invito.
Si ripubblica, quindi, l'articolo che il direttore Benedetti titolò L'estroso dandy che scoprì la Toscana ("L'Espresso, 5 maggio 1962) che C.L.R. scrisse in occasione della prima grande mostra di De Witt organizzata al centro culturale Olivetti di Ivrea da Pier Carlo Santini. In questo articolo, studio basilare sull'artista, C.L.R. conclude la propria riflessione ricordando che De Witt è "una personalità, dunque una concezione, una visione, una forma. Questo è ciò che solo, alla fine, interessa, et tout le reste est littérature".
Riporto, poi, il comunicato stampa per l'assegnazione del Premio Nazionale La Spezia, formulato e scritto a macchina personalmente da C.L. Ragghianti. A fronte riproduciamo la notizia pubblicata su "La Nazione" del 2 luglio 1963. Ultimo documento ragghiantiano riportato è la lettera che Rosanna Codignola, responsabile della collana editoriale, inviò a Licia Collobi perché intervenisse sul marito in merito alla presentazione orale dell'edizione – veramente eccellente, un capolavoro di editoria d'arte – della Divina Commedia di Dante mirabilmente illustrata da Antony De Witt. Anche se non lo ricordo, penso che C.L.R., il quale stimava molto De Witt ed apprezzava la compagna della Resistenza moglie di Tristano Codignola, accettò di buon grado l'invito.
Prima della consueta "Antologia critica", noto che in occasione della morte dell'artista, passata praticamente inosservata, una delle poche notizie e rievocazioni di De Witt fu quella di Franco Passoni su "L'Avanti!" del 18 giugno 1967.
La riprodotta "Antologia critica" comprende soprattutto gli importanti testi di due studiosi che si occuparono in varie occasioni di De Witt come critici ed amici: Raffaele Monti e Gian Lorenzo Mellini. Siccomo i loro scritti comparvero con lo stesso titolo sia nel 1975 nel Catalogo della mostra di Palazzo Strozzi che ventitré anni dopo nel catalogo Artificio 1998, sono stato in forse su quale versione riprodurre in questa sede. Nonostante le inevitabili correzioni con aggiunte e tagli del libro del 1998, ho deciso – per la freschezza, il coinvolgimento – di riprodurre la prima versione ritenendola più idonea, tenendo anche presente che il libro di fine secolo è probabilmente ancora in commercio e comunque più facilmente reperibile.
Di Gian Lorenzo Mellini ripropongo anche lo scritto Ragioni di una mostra, che illustra dettagliatamente la bella mostra di Palazzo Strozzi, allora prestigiosa sede espositiva della città di Firenze.
Sempre dal catalogo del 1975 ripropongo anche il saggio di Luigi Baldacci De Witt scrittore, non solo perché è indispensabile fonte di questo aspetto del pittore, ma anche perché il Baldacci ho avuto la sventura di averlo come insegnante di latino in seconda liceo, però la mala sorte era anche la sua perché era evidente che lo faceva soltanto per necessità alimentare. Comunque con questo complicato personaggio nei decenni successivi i rapporti sono sempre stati ottimi, formali, distanti.
Sacrifico la presenza di Pier Carlo Santini giacché non posso riprodurre il lungo testo, quasi un libro, scritto dallo studioso lucchese per la mostra di Ivrea (1962), basilare per gli studi su De Witt, del quale qui si presenta soprattutto l'estratto di una pagina. Altra pagina di Santini è riprodotta dal saggio La Gerusalemme liberata (1967), edizione illustrata da De Witt con immagini affascinanti.
F.R. (30 settembre 2023)
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