In
questo post – articolato in tre puntate – ciò che accomuna la
considerazione di tre artisti di notevole diversità espressiva è il
fatto che, nonostante la loro indubbia qualità, sono stati
praticamente presi in considerazione solo con scarni interventi o con
semplici citazioni e riproduzioni nella rivista "SeleArte"
(1952-1966), scritta interamente dai coniugi Ragghianti.
Assorbito
dalla rivisitazione (quasi terminata) della Mostra Arte Moderna in
Italia 1915-1935, fino ad ora nel blog si sono trascurati scultori,
pittori e architetti certamente di grande levatura, talvolta persino
eponimi della loro epoca. Comincio ad occuparmene partendo da tre
casi di apparente noncuranza da parte degli studiosi Ragghianti.
E'
molto probabile, infatti, che soprattutto per Maillol e Rouault i
coniugi Ragghianti si siano espressi puntualmente in altri loro
scritti. Forse questo tipo di indagine sulla loro opera è stato
effettuato da qualche studioso. Manca comunque un'indicizzazione
complessiva sui loro studi.
Per
ragioni anagrafiche non posso che augurarmi di poter riproporre altri
studi e scritti dei miei genitori pertinenti in modo particolare le
tante personalità artistiche che essi hanno indagato (fatto che può
avvenire anche senza esito esplicito) e pubblicato nella loro intensa
vita di storici dell'arte.
Aristide
Maillol (1861-1944) – Scultore, disegnatore e xilografo
celeberrimo e forse perciò criticamente non stimolante l'attenzione
di Carlo L. Ragghianti in modo particolare. D'altro canto C.L.R. era
attirato nel valutare un'opera d'arte dalle problematicità, dalle
incongruenze, da quanto non individuato o scevrato criticamente. Ciò
non si è verificato nel caso di questo, per altro, da lui veramente
apprezzato maestro.
Posso
comunque testimoniare questa positiva valutazione dalle sue
argomentazioni in risposta a mie domande, postegli nei primi anni
Sessanta quando riordinai nuovamente la sua Fototeca, durante un
accompagnamento in automobile a Pisa presso il suo caro Istituto.
In
"SeleArte" (n.10, gen.-feb. 1954) C.L.R., dopo alcune sue
righe di presentazione, riproduce una lettera dello scultore il quale
dà spiegazioni del suo operato a proposito della scultura "La
Notte". Quindi C.L.R. conclude l'articolo pedagogico chiarendo
l'importanza metodologica delle intenzioni dell'artista, il quale si
preoccupa anche della sistemazione "museografica" più
opportuna per quell'opera.
Grazie
al volume (con CD-Rom allegato) curato da Vittorio Fagone, coadiuvato
da Francesca Pozzi, seleArte. Indici (Fondazione Ragghianti,
Lucca s.i.d.), a mo' d'esempio parziale dell'attività dei Ragghianti
riporto quanto là registrato su Maillol: si tratta di citazioni del
nome dell'artista in contesti vari e di riproduzioni a stampa di sue
opere.
Seguono,
esemplificative, le immagini di due disegni di nudo femminile, quindi
quattro riproduzioni come esempi delle sue sculture, cui furono
debitori tanti artisti della prima metà del Novecento (si pensi, ad
es. alle Pomone di Marino Marini). Quindi si postano tre
immagini di Maillol, precedute dalla testimonianza di H. Frère. Poi
viene riprodotta una pagina dalla benemerita Arte Moderna, opera
in fascicoli diretta da Franco
Russoli (Fratelli Fabbri, Milano 1967). Tra parentesi ricordo che
proprio opere come i Maestri del Colore Fabbri ed altre
iniziative rutilanti di colori furono all'origine della decisione di
cessare la pubblicazione di "SeleArte", proprio perché la
Olivetti post Adriano non era in grado di sostenere un simile costo
aggiuntivo. Concludono questa sezione 11 riproduzioni delle
elegantissime xilografie eseguite da Maillol, colloquiando anche con
Matisse.
Ho
deciso, infine, di documentare la scultura di Maillol con una serie
di opere caratterizzate da figure femminili scolpite acefale e/o con
le braccia amputate: cioè torsi e acroliti.
Ciò
a causa di un personale ricordo di un insultante giudizio – per
altro rintuzzato – di una sedicente artista, figlia di scultore
(mediocre) la quale offese la Danzatrice di Manzù donata
dall'artista a mio padre come segno di stima e riconoscenza (si
vedano i post in italiano ed in inglese del 31 ottobre 2016, che
inagurarono questo blog). Criticando l'amputazione delle braccia e
della testa operate dal Maestro, costrei oltretutto ignorava la
"sfida" del torso acefalo e acrolita iniziata già in età
classica e operata successivamente da quasi tutti gli scultori degni
di tal nome (e anche da tanti pittori). In proprosito si veda il
libro Torso – das Unvollendete als Kunstlerische Form,
Catalogo riccamente illustrato della mostra presso la Kunsthalle di
Recklinghansen, 1964.
Concludo:
siccome ho sempre pensato che quando ci siano dati significativi
disponibili vanno ricordati assieme all'artista anche modelle e
modelli, nonché altri che hanno contribuito all'esecuzione delle
opere d'arte, riproduco da "Terzoocchio" (n.106, 2003) la
prima pagina dell'articolo La Musa di Maillol di Giuliano
Serafini, nonché il precedente (marzo 1995) profilo della modella
Dina Vierny pubblicato ne "Il giornale dell'arte".
F.R.
(16 marzo 2023)
