Carlo e Licia

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martedì 27 settembre 2022
Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Testi dei Critici, 45. MARCO VALSECCHI, 2 (TOSI, TOZZI, BREVEGLIERI).
giovedì 22 settembre 2022
Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Testi dei Critici, 44. MARCO VALSECCHI (CORSI, DE GRADA).
Marco Valsecchi (1913-1980) è stato uno dei più indipendenti, attenti e seguiti critici d'arte prevalentemente autori di rubriche fisse in settimanali (“Il Tempo”) e quotidiani (“Oggi”, “Il Giornale”). La sua autorevolezza si è basata anche sulla capacità di equilibrio e di equidistanza tra i fenomeni artistici contemporanei divulgati da Gallerie d'Arte tramite mostre e relativi cataloghi.
La sua corrispondenza con C.L.R. è piuttosto voluminosa e si svolge da almeno il 1949 fino alla sua morte avvenuta nel 1980. A differenza della maggior parte dei critici di giornale, Valsecchi era coinvolto su sua richiesta da C.L.R. in molte delle proprie iniziative non solo sugli artisti, e i suoi studi, ma anche accademiche e sociali, quali “La Strozzina” o l' “Università dell'Arte”, per fare un paio di esempi.
In conclusione il rapporto quasi esclusivamente epistolare tra i due critici d'arte è basato sull'affidabilità sostanziale di Valsecchi, anche se essi manifestarono opinioni non consentanee, però mai seriamente dissenzienti.
Che io ricordi o sappia, contatti di persona tra Valsecchi e C.L.R. dal 1949 si verificarono durante le riunioni a Lerici della Giuria del Premio Pittura Golfo della Spezia, di cui Valsecchi era il Segretario. Quelle giornate per i coniugi Ragghianti furono particolarmente distensive e “divertenti”, passate insieme ad amici come Casorati, Ciardo, Guttuso, Maccari ed altri, tra cui ovviamente Valsecchi. Proprio a Lerici, nel 1951, Maccari tracciò a matita il ritratto Byroniano del critico milanese, un inedito che qui pubblichiamo a lato. Altra sicura occasione di incontro personale fu nel 1953 presso “La Strozzina” di Firenze, durante la vernice della Mostra dedicata ad Ottone Rosai.
venerdì 16 settembre 2022
Eugenio Della Valle: 1. “Problematica” e teatro di poesia; 2. Carteggio con C.L. Ragghianti.
Eugenio Della Valle (1904-1993), grecista e poeta, è stato uno storico e critico accademico di indubbio valore, anche se la sua ormai dimenticata originalità espressiva in forma poetica non è stata di minore importanza. Nato in una famiglia di S. Maria Capua Vetere di antiche tradizioni liberali, a 20 anni a Napoli si laurea in Lettere con la tesi su Le origini del canto bucolico in Sicilia. Liberale e idealista, di “carattere schietto e modi affabili e signorili” nel 1935 pubblicò il saggio Sulla poesia dell'Antigone, che riscontrò “il plauso incondizionato di Benedetto Croce”. Maestro di cui Della Valle fu sempre devoto seguace. Queste poche notizie sono desunte dallo scritto Poesia greca e libertà (pp. 225-227, in un libro di AA.VV.) di Alberto Perconte Licatese.
Anche il caso di Eugenio Della Valle rientra nel deplorevole fenomeno di apparente libertà ugualitaria diffuso da Internet, secondo il quale illustri nullità godono di notevole profusione di voci inserite in rete e di biografie di
e che negli anni Cinquanta egli ha avuto diversi contatti e affinità metodologiche con Carlo L. Ragghianti.
Il sopra detto saggio lo riproponiamo anch'esso per due ragioni: la prima, di carattere “statistico”, consiste nel fatto che l'argomento in linea di massima può sembrare estraneo ai contenuti della rivista “Critica d'Arte”. La seconda ragione, determinante, è che C.L.R. giudicò il testo come “un contributo di chiarimento alla storia o critica d'arte”, nella Nota che egli pose in calce al saggio (p.99). Nota che mi pare opportuno anticipare completa in questa sede per la sua valenza metodologica.
Il rapporto tra Della Valle e C.L.R. è maturato anche in assenza di una reciproca conoscenza di persona (avvenuta nel 1961), grazie alla comune esperienza crociana, come si deduca anche dall'Atto Costitutivo della Associazione “Società Italiana di Estetica” (27 marzo 1952, in Firenze). Riproducendo le prime due pagine dell'Atto notarile, Eugenio Della Valle compare come socio fondatore insieme ad insigni studiosi quali Francesco Flora, Mario Fubini, Benvenuto Terracini, Matteo Marangoni, ed altri. Purtroppo questa iniziativa di Carlo L. Ragghianti (coadiuvato da Vittorio Santoli ma di fatto praticamente poi lasciato solo ad occuparsene) stanti altre – tante – imprese in corso ebbe vita asfittica fino ad esaurirsi nel nulla.
La corrispondenza tra C.L.R. e Eugenio Della Valle fu circoscritta sostanzialmente alla fine degli anni Cinquanta, epoca di accentuati comuni interessi quali la rivista “Criterio” e la collaborazione a “Critica d'Arte”. In seguito come quasi sempre avviene, i due studiosi seguirono le reciproche attività attraverso i media e tramite comuni amici, di cui ricordo in particolare Alfredo Parente, spesso a Firenze per il Maggio Musicale. In questa sede riporterò solo le lettere più significative del loro rapporto intellettuale. Il carteggio che rendo noto comprende la gran parte delle lettere intercorse tra C.L.R. e Della Valle.
Quelle non pubblicate sono disponibili nell'Archivio Fondazione Ragghianti di Lucca, assieme forse ad altre che non sono nel mio Archivio in copia. Per quel che riguarda C.L.R., ritengo che la missiva del 30 marzo 1959 sia particolarmente importante.
Purtroppo non ho indizi sul fatto che mia madre conoscesse gli scritti di Della Valle inviati a C.L.R. e le sue opere poetiche quale assidua lettrice di poesia e grecista di buon livello, che invano tante volte tentò di farmi capire; apprezzare no perché già al Ginnasio avevo letto in traduzione tutto Aristofane.
F.R. (19 giugno 2022)
sabato 10 settembre 2022
lunedì 5 settembre 2022
[Bacheca] 1. Flavio Caroli: "Con gli occhi dei Maestri. Longhi, Graziani, Arcangeli, Briganti, Gombrich e Ragghianti". 2. La Galleria del Levante di Emilio Bertonati – Simbolismo e nuova oggettività.
Con Flavio Caroli (n. 1945, Ravenna ) critico d'arte, professore ordinario all'Università, romanziere, non ho conoscenza personale, soltanto notizie bibliografiche di alcuni suoi libri e un contatto indiretto, fortuito e lontano. Nel 1994 passai una decina di giorni nel Pronto Soccorso di Careggi a causa di una melena, conseguenza di derivato di acido acetilsalicilico. Ogni mattina passava il giornalaio con bottega di fronte ai cosiddetti "Greci", vendeva i quotidiani e prendeva prenotazioni di settimanali e mensili per il giorno dopo. Io non compravo niente perché allora ero abbonato a "La Stampa" di Torino, che mi portavano da casa. Non so come, però quell'uomo più che sessantenne, vispo e chiacchierone curioso, seppe dal mio cognome e – a me allettato indifeso – attaccò un "bottone" vantando che anche lui in famiglia aveva un noto critico d'arte, suo genero. Chiarito che non ero il famoso prof. Ragghianti, per altro già defunto, risultò che questo genero era Flavio Caroli, del quale feci finta di conoscere "opere e giorni", mentre in realtà sapevo soltanto che era un giovane studioso piuttosto attivo, di orientamento longhiano, però non parrocchiale. Feci quindi i complimenti al garrulo giornalaio e il giorno dopo, prima del suo consueto giro di vendita, fui dimesso.
Pochi giorni fa, per una consueta ricerca su internet, mi capitò sott'occhio il libro qui in oggetto di cui mi colpì il sottotitolo e lessi, con una certa sorpresa " ...insegnamenti di Longhi, Graziani, Arcangeli, Briganti, Gombrich e Ragghianti". Salvo lo studioso straniero, ho conosciuto, sia pur da bambino, tutti i personaggi citati. Tramite "prime" Amazon acquistai subito il volume che mi fu recapitato il giorno dopo.
Longhi, il professore al cui esame universitario presi 30, era un signore alto e stizzoso che fino ai miei 10/11 anni, cioè finché fui molto assiduo a Palazzo Strozzi (all'ufficio del Babbo e al Vieusseux) e al centro cittadino, l'avrò incontrato casualmente e salutato una dozzina di volte. Di queste, in almeno tre egli era accompagnato dalla moglie Anna Lo Presti (Banti), ci furono brevi conversazioni e tanti cari saluti a mia madre da parte della signora.
Alberto Graziani (1916-1943), che è stato amico di mio padre e collaboratore di "La Critica d'Arte", non lo posso ricordare, però il mio primo, ed unico, ritratto eseguito l'11 gennaio 1940 (il giorno dopo la mia nascita) porta la sua firma. Graziani è anche autore di un ritrattino, sempre a matita, di mio padre visto di schiena, più o meno dello stesso periodo (qui riprodotto a lato di una lettera di Caroli).
Con Francesco Arcangeli (1915-1974), il Momi, sono documentate fotografie nel giardino di Casa Gnudi a Bologna fino al 1943. "Zio" Cesare Gnudi e Giancarlo
Cavalli mi hanno in seguito raccontato che per giocare Momi era il mio preferito e lui pazientemente – ma non scontento – si prestava.
Di Giuliano Briganti (1918-1992) scomparso dalla nostra vita familiare nel 1946, ho un vago ricordo, forse in Palazzo Venezia dove abitavamo a Roma durante la Sottosegretariatura di mio padre. So soltanto che è stato una dolorosa delusione per C.L.R., il quale l'ha guidato e formato dalla sua adolescenza alla maturità di giovane studioso.
Ciò premesso non potevo non comprare questo libro edito nel 2017, di cui non avevo fino ad ora intravisto la minima recensione, il minimo accenno, non so se per mia ignoranza o per faziosi silenzi accademici. L'uso della damnatio memoriae è un'arma a doppio taglio. Praticarla efficacemente esige molta autorevolezza.
Il settarismo evidentemente non è un difetto di Flavio Caroli. Direi, anzi, che riconoscere pubblicamente l'importanza per la propria formazione di studioso – nonché di uomo di cultura – di contributi provenienti da fonte, ambientalmente non consentanea, fa di lui una persona equanime e intellettualmente onesta.
Ritengo che a questo studioso, anch'egli non più giovane, potrà far piacere sapere che se C.L.R. avesse potuto leggere le due pagine di questo libro su di lui, sarebbe stato felice. Appagato (non nella vanagloria, di cui era praticamente privo) certamente, forse addirittura commosso perché lo scopo di rispondere a chiunque gli rivolgesse quesiti sensati era per C.L.R. un dovere morale, che troppo spesso non ha ottenuto il riscontro metodologico che animava il suo dire.
Riporto dal libro la bella fotografia di C.L.R., a noi familiari ignota, le due pagine del professore Flavio Caroli. Seguono – non riprodotti – la biografia di Ragghianti, ivi curata da Marina Scognamiglio (pp.223-227); ricordo poi le illustrazioni e i commenti di Caroli su temi da lui ritenuti salienti per la comprensione dell'opera di C.L. Ragghianti (pp.224-253); infine la "Bibliografia selezionata" per ciascuno degli storici dell'arte argomento del libro. Riproduco, invece, i disegni citati di Alberto Graziani.
Dimenticavo, beata senectus "un tubo" (come si diceva a Firenze da ragazzi), l'aspetto all'origine della scelta di Caroli, il motivo per certi versi più importante del discorso. Mi riferisco alla considerevole corrispondenza intercorsa tra C.L.R. e Flavio Caroli. La riproduco dalle fotocopie del mio Archivio, quindi prive di eventuali correzioni e aggiunte da Ragghianti sugli originali inviati.
F.R. (10 giugno 2022)