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Marcello Azzolini
In attesa di
un non so quanto probabile revival
di Marcello Azzolini, critico d'arte di Forlì, da Internet si ricava
ben poco (e da altre fonti accessibili ancor meno), nemmeno le date
attestanti la sua nascita e la morte. Storico locale sicuramente,
indicato come il critico d'arte “che in quegli anni guidava (sic!)
la situazione artistica forlivese”, Azzolini è stato autore di
numerose monografie in prevalenza di artisti emiliani e romagnoli
gravitanti sull'Accademia di BB.AA. di Bologna (ricordo soltanto
Guidi e Cesetti perché inerenti al periodo 1915-1935). Di lui
l'unica voce con indicazioni un po' diffuse sulla personalità e
l'attività risulta la recensione di Claudia Collina (Internet e
“Rivista IBC, XIII, 2005, 2) al volume Marcello Azzolini.
Pagine. Arte contemporanea 1951-1975. Antologia
a cura di Adriano Baccilieri, Editrice Compositori, Bologna 2004, p.
409. Il testo è piuttosto generico (nemmeno una data al di fuori di
quelle del titolo) e forse lacunoso perché noto: “oltre alla
statura storico critica di Longhi e Arcangeli, ha visto crescere e
operare a Bologna intellettuali come...”, seguono i soliti
noti locali, però con la vistosa assenza di Giuseppe
Raimondi e Cesare Gnudi. Guarda caso si tratta degli unici due
critici emiliani che hanno scritto su artisti emiliani presenti con
Scheda nella Mostra
“Arte Moderna in Italia 1915-1935”, e – oserei dire –
personalità indubbiamente almeno di livello nazionale quanto, se non
di più, di Anceschi, ecc.
Il
Baccilieri circa il metodo critico e lo stile di Marcello Azzolini
sottolinea le “intuizioni sottili e toccanti accenti lirici, che
si alternano a spunti polemici o alla puntuale ricostruzione
filologica del tema, integrandosi felicemente”. Il volume è poi
corredato da una esauriente biografia (che andrebbe messa in rete),
dal regesto degli scritti d'arte, da una bibliografia essenziale.
Manca l'Indice dei nomi,
trascuratezza colpevole da parte degli editori che molto spesso, così
facendo, inficiano anche gravemente la validità dell'utilizzo di
un'opera; gli Indici sono
indispensabili nei libri di “consultazione” e sempre
utilissimi.
F.R. (7 agosto 2019)
Artista
poliedrico, Giovanni Guerrini (1887-1972) è stato soprattutto
pittore di successo e incisore di qualità ed anche architetto e
designer nella seconda parte della sua esistenza. E' indubbia
una sua notevole capacità di adattamento ai tempi, come si può
vedere dalla prima
opera che riproduciamo (Ritratto di Alba,
1910) al fascistissimo “Palazzo della Civiltà Italiana” all'EUR
di Roma (1940), progettato con E.B. Lapadula e M. Romano. Per certi
versi è stato dimenticato immotivatamente.
F.R. (7 agosto 2019)
Come
altri artisti forlivesi Giovanni Chiarini è stato un personaggio
schivo, riservato. Da ciò consegue anche la difficoltà di reperire
le loro opere. Infatti anche nel suo caso non fu facile allestire una
presenza incisiva: al riguardo ricordo la preoccupazione di Raffaele
Monti, che sfiorò la paranoia ipotizzando collaborazioni ob torto
collo da parte di corrispondenti locali bolognesi del Comitato
Tecnico e della Segreteria. Nel caso specifico penso che la
difficoltà derivasse soprattutto dal tipo di collezionisti di
artisti locali e “minori” poco inseriti nei meccanismi e nella
mentalità corrente del mercato, pensando anche che allora non
esistevano Internet e Wikipedia, al massimo il Comanducci, riservato
agli addetti ai lavori.
Questo distacco e questo isolamento culturale si possono anche dedurre da alcune righe che il collega pittore, ma anche critico,
Nino Corrado
Corazza (1897-1975) scrisse ne “L'Avvenire d'Italia” del 29
giugno 1965: “Dicevamo che a distanza di tempo, non poi tanto in
verità, la buona pittura si rianima, perfino nello stupore di chi
non vide che era fresca. Un esempio vicino, casalingo quasi, è
offerto oggi da Giovanni Chiarini, pittore in disarmo, artista
autentico. Chi ne possiede le opere è ora certo di conservare uno di
quei valori permanenti ai quali si domanda il piacere della pittura e
il documento di una fase della tormentata storia degli uomini”. Ad
ogni modo anche oggi non è facile individuare le riproduzioni dei
suoi dipinti, specialmente di quelli più elaborati e meditati. A mio
avviso Giovanni Chiarini è un artista “misconosciuto” (vedi post
11 novembre 2018) il cui percorso andrebbe di certo rivisitato e in
parte riconsiderato.
F.R. (8 agosto 2019)
Pittore
molto interessante e, invece, poco noto nonostante la sua qualità
espressiva, Vespignani si era formato all'Accademia di BB.AA. di
Bologna, nella quale aveva avuto rapporti con Morandi, Licini ed
altri notevoli artisti. Su questa generazione di pittori indagò
Carlo L. Ragghianti specialmente in seguito alla Mostra1915-1935. Un
primo risultato fu il fascicolo speciale di “Critica d'Arte” (n.
106-107, ott.-nov. 1969), Bologna cruciale 1914,
successivamente rifuso (con lo stesso titolo) in volume
(ed.
Calderini, Bologna 1982), con l'aggiunta di saggi su Morandi, Gorni,
Saetti. Non so quanto mio padre conoscesse Giacomo Vespignani (al di
là di precedenti notizie dirette ricavate conversando con Morandi ed
altri). Certamente il riscontro con le opere in mostra fu
determinante nel risvegliare la necessità di approfondimento e
chiarimento che nella prima versione di Bologna cruciale 1914 fu
esposto in qualche citazione (vedere Indice) e diffusamente in
questi termini:
Sostanzialmente
invariato rispetto al fascicolo dela rivista, salvo i saggi aggiunti
nel libro del 1982, C.L. Ragghianti in una Nota (pp.145, 148)
riporta l'attenzione su Vespignani nelle due pagine riprodotte
qui di seguito:
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