Il riscatto civile della "nuova Italia" (1984).
Ritrovando la fotocopia (di
qualità mediocre a causa della macchina) dell' intervista rilasciata
da C.L. Ragghianti a “La Voce repubblicana” 28-29 aprile 1984,
vedo che essa è stata redatta da Paolo Bonetti, all'epoca un giovane
storico nato nel 1939, qualche mese prima di me. Devo premettere che
questo ri-montaggio fu effettuato personalmente da C.L.R. per poter
inviare lo scritto ad alcuni amici, studiosi e personalità
interessate, secondo una consuetudine – non sistematica – di
diffusione dei propri interventi in quotidiani e riviste. Siccome
ricordo vagamente questo storico e filosofo vieppiù filosofante nel
suo procedere, allora vicino al P.R.I. di Giovanni Spadolini, cerco
di informarmi su di lui e scopro che è morto il 28 gennaio di
quest'anno 2019, professore emerito dopo aver insegnato Filosofia
morale all' Università di Cassino e Bioetica a quella di Urbino.
Paolo Bonetti, inoltre, ha
studiato molto Benedetto Croce, sul quale ha pubblicato diversi libri
(cito soltanto i più recenti, Per conoscere Croce,
1988, e Introduzione a Croce, 2000) contribuendo a mantenere
l'attenzione – sviata da tante fregnacce sociologiche e
astoricistiche sia da sinistra che da destra – sull'originalità e
la validità del minuscolo gigante di Pescasseroli che mi impose,
sollecitato da R., le mani sul capo in segno, più che benedicente,
d'augurio. In effetti dopo la cessazione della notevolissima Rivista
di studi crociani di Alfredo Parente, del secondo “Criterio”
di Franchini e Cotroneo, la – direi volontaria – chiusura in orti
appartati del mondo accademico di pensatori che ebbero il coraggio di
tentare di proseguire lo sviluppo di un pensiero “crociano”, non
si sono visti nuovi fenomeni significativi e vitali, soprattutto
nelle ultime generazioni. Tanto meno circa il nucleo fondante del
pensiero di Croce: la libertà, che Bonetti esplora da vari
punti di vista come si potrà constatare in un prossimo post. Essa
non va intesa come sopraffazione come è avvenuto
“fattualmente” nei liberalismi del berluskaiser pensiero,
tuttavia vigente quale ruota di scorta e pelle di daino lucidatrice
delle pecche del putridume “sovranista”.
Insomma, per ricordare questo
studioso “miracolosamente” indenne da schemi marxisti o sedicenti
tali quali, ad es., quelli craxiani, penso che la ricorrenza del
32esimo anno dalla morte di C.L.R. possa essere degnamente ricordata
con la riproposta dell'intervento alla “Voce”. A ciò aggiungo la
minuta di una lettera di C.L.R. inviata a Bonetti mentre era ancora
in attesa della pubblicazione delle proprie considerazioni sul
Partito d'Azione e la politica dell'Italia postbellica.
La missiva, di cui
conosciamo soltanto la minuta, è incentrata su alcune
importanti considerazioni e consigli di Ragghianti circa Benedetto
Croce, sul quale il Bonetti aveva appena pubblicato una monografia.
Successivamente il filosofo, docente di quell'Ateneo, durante il
Convegno del 21-23 ottobre 2002 su Ragghianti, concepito e realizzato
a Cassino dall'amico Raffaele Bruno (già assistente alla Scuola
Normale di C.L.R.), svolse la relazione Ragghianti e il tempo
del disinganno, che qui riporto perché strettamente collegata
all'intervista, nonostante le prime pagine nelle quali si dipana una
analisi storiografica delle varie posizioni ideologiche presenti nel
Partito d'Azione centrate sui contributi di Claudio Novelli e Dino
Colafrancesco,
Giovanni De Luna e diversi altri storici, politologi e filosofi. Comunque – mi dispiace dirlo
– piuttosto inadeguata circa l'originalità e la propensione, per
non dire proiezione sul futuro della tesi portante di Traversata
di un trentennio (1979). Già
Benedetto Croce scrisse dell' “ircocervo” che riscontrava nel
Partito dìAzione,e sono pur vere le acrobazie dei “torinesi”
fino al “gramsciazionismo” per tentare di mantenere una
distinzione dai marxisteggianti e dal P.C.I. Quindi, scrive
Bonetti:”Il disincanto di Ragghianti nasce non da un rimpianto per
un'utopia che non si è realizzata, ma dalla constatazione di una
occasione mancata, quella offerta dalla caduta della dittatura e
dalla conseguente possibilità, in un momento di crisi radicata, di
riformare in profondità le strutture dello Stato unitario, dandogli
finalmente le caratteristiche oggettive e soggettive di una moderna
democrazia”. Vero. Però la Traversata di un trentennio.
Testimonianza di un innocente di
C.L. Ragghianti non si limita a sottolineare che l'incompatibilità
operativa del Partito d'Azione è derivata dalla sostanziale
differenza tra pensiero “liberalsocialista” di Capitini e
Calogero e “socialismo liberale” di Carlo Rosselli tramitato da
Parri, La Malfa, Ragghianti. Né si contenta di sognare che se
avessero avuto la lucidità di essere distinte ma alleate le due
visioni del Partito avrebbero certamente trovato punti di accordo
sufficienti a operare con altri alleati democratici. (Oggi questo
“ircocervo”, questa paralisi si riscontra nel Partito
Democratico, tra cattolici e post-comunisti, uniti soltanto
nell'escludere le altre componenti socialiste, democratiche,
ecologiste e laiche: soprattutto uniti di fatto in una percezione
diabolica e paralizzante di corruttela).
Le
diversità oggi tra le interpretazioni del/dei Partito d'Azione e le
conseguenze scaturite da una lettura critica, storicizzata della
Traversata di un trentennio (ricordo
che il libro è stato ripubblicato in questo blog in una serie di 6
post dal 13 novembre 2017 al 13 agosto 2018) ci sono numerose e
sostanziali: filosofiche ed ideologiche non troppe, né
insormontabili; ideali, pratiche, etiche tantissime e praticamente
inconciliabili con la concezione odierna del Servizio Pubblico, dello
Stato, della “sovranità” (quella riconosciuta dalla
Costituzione: quella popolare esplicata nelle forme previste).
E'
stato certamente un peccato che Bonetti nel 2010, quando è stato
pubblicato La diaspora azionista. Dalla Resistenza alla
nascita del Partito Radicale, un
libro importante, direi, eccellente e trascuratissimo dagli studiosi
di Elena Savino, non abbia saputo o non abbia ritenuto di volersi
confrontare con le originali ricerche e ricostruzioni di questa
storica. Nel volume C.L. Ragghianti con Aldo Garosci e Leo Valiani
sono i principali protagonisti delle vicende che si concludono con
la nascita del vero partito Radicale (quello di Pannunzio ed altri,
non quello successivo del prepotente “ricattatore” Pannella).
Alcune di queste circostanze restano tuttora più che insolute non
certamente chiarite o assimilate anche perché non è completamente
storicizzato il ruolo e lo snodo conseguente rappresentato in Italia
dal pensiero e dall'azione politica di Carlo L. Ragghianti.
F.R. (17 luglio 2019)
