Carlo e Licia

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mercoledì 8 maggio 2019

Franco Ferrarotti (1926) sull'oggi e i vecchi.

Navigando nel Web, durante la serale esplorazione informativa sugli accadimenti salienti della giornata, mi sono imbattuto in una intervista a Franco Ferrarotti, 92 anni, dimenticato sociologo, noto politicamente grazie all'esperienza olivettiana del Movimento di Comunità. Evidentemente lusingato per l'occasione di uscire da lunga dimenticanza, ha fatto dichiarazioni ovvie – 

come spesso può capitare ai sociologi – ma comunque utili per sviluppare una successiva riflessione approfondita. In merito all'attuale situazione italiana il successore al dimissionario Adriano Olivetti alla Camera dei Deputati (1959) ha dichiarato, a N. Mirenzi per l'”Huffington Post” del 10 marzo 2019, quanto segue:


Mentre le prime due risposte del brano estrapolato dal blog diretto da Lucia Annunziata sono piuttosto scontate, la terza considerazione circa la senescenza degli italiani individua schiettamente il perché principale del rigurgito razzista, con aspetti fascistoidi, che attanaglia il nostro paese.
In effetti le due generazioni di vecchi (così li chiamo anziché col più dignitoso anziani) ha prodotto prevalentemente individui viziati che sono il risultato di oltre sessanta anni di concessioni e regalie a “babbo morto”. Tutto ciò da un lato ha costituito il deficit che ci declassa tra i paesi a rischio di “fallimento”, dall'altro i vecchi diventano ogni giorno più egoisti, spietati nei confronti degli immigrati (ho visto e sentito in tv parole allucinanti, persino genocide, dalla Calabria alla Campania...temo 
che il resto d'Italia non sia differente). Questi miserabili divenuti xenofobi sono terrorizzati dal dover rendere conto di privilegi, prebende, case, pensioni esorbitanti e dell' effettiva attività da loro svolta. Questi fattori li inducono a rifiutare il solo pensiero di dover contribuire a sostenere le necessità dell'economia della nazione pro capite et censu.
Siccome negli anni '50 e '60 ci furono diverse occasioni di contatto tra Carlo L. Ragghianti e Franco Ferrarotti, improntati a cordialità formale (più dovuta a vicinanza d'area politica che ad effettiva “empatia”, direi), nonostante la radicale diversità di impostazione metodologica, penso di dedicare loro almeno un altro post.

F.R. (11 marzo 2019)

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