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nel Web, durante la serale esplorazione informativa sugli accadimenti
salienti della giornata, mi sono imbattuto in una intervista a Franco
Ferrarotti, 92 anni, dimenticato sociologo, noto politicamente grazie
all'esperienza olivettiana del Movimento di Comunità. Evidentemente
lusingato per l'occasione di uscire da lunga dimenticanza, ha fatto
dichiarazioni ovvie –
come spesso può capitare ai sociologi – ma comunque utili per sviluppare una successiva riflessione approfondita. In merito all'attuale situazione italiana il successore al dimissionario Adriano Olivetti alla Camera dei Deputati (1959) ha dichiarato, a N. Mirenzi per l'”Huffington Post” del 10 marzo 2019, quanto segue:
Mentre
le prime due risposte del brano estrapolato dal blog diretto da Lucia
Annunziata sono piuttosto scontate, la terza considerazione circa la
senescenza degli italiani individua schiettamente il perché
principale del rigurgito razzista, con aspetti fascistoidi, che
attanaglia il nostro paese.
In
effetti le due generazioni di vecchi (così li chiamo anziché col
più dignitoso anziani) ha prodotto prevalentemente individui viziati
che sono il risultato di oltre sessanta anni di concessioni e regalie
a “babbo morto”. Tutto ciò da un lato ha costituito il deficit
che ci declassa tra i paesi a rischio di “fallimento”,
dall'altro i vecchi diventano ogni giorno più egoisti, spietati nei
confronti degli immigrati (ho visto e sentito in tv parole
allucinanti, persino genocide, dalla Calabria alla Campania...temo
che il resto d'Italia non sia differente). Questi
miserabili divenuti xenofobi sono terrorizzati dal dover rendere
conto di privilegi, prebende, case, pensioni esorbitanti e dell'
effettiva attività da loro svolta. Questi fattori li inducono a
rifiutare il solo pensiero di dover contribuire a sostenere le
necessità dell'economia della nazione pro capite et censu.
Siccome
negli anni '50 e '60 ci furono diverse occasioni di contatto tra
Carlo L. Ragghianti e Franco Ferrarotti, improntati a cordialità
formale (più dovuta a vicinanza d'area politica che ad effettiva
“empatia”, direi), nonostante la radicale diversità di
impostazione metodologica, penso di dedicare loro almeno un altro
post.
F.R. (11 marzo 2019)
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