Carlo e Licia

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mercoledì 29 maggio 2019
Il 1948 dei critici d'arte – Il Convegno di Firenze, Atti (X) - Sezione 5. L'Insegnamento della storia dell'arte, gli strumenti scientifici, gli scambi internazionali.
domenica 26 maggio 2019
venerdì 24 maggio 2019
Minima morandiana, 1.
Va da sé che per noi figli di Carlo Ludovico Ragghianti e di Licia Collobi la memoria di Giorgio Morandi non può che essere cosa grata, riverente.
Banalmente se non altro perché grazie al valore estrinseco, cioè pecuniario, delle opere del Maestro la nostra personale mediocre sussistenza economica e sociale è risultata meno gravosa di quanto sarebbe stata per ciascuno di noi senza l'occasione “fortuita” di poter alienare il possesso – ricevuto, non acquisito – di opere del grande artista bolognese. Dato che non sono religioso, posso dire scherzosamente che almeno io riferendomi al grande pittore ed incisore intimamente lo rammento come “San Giorgio Morandi”.
1. Uno dei primati o records della mia vita penso possa essere anche il fatto di essere stato se non esattamene l'unico bambino visto da Morandi fin dalla clinica ostetrica, certamente l'unico che egli ha visto e rivisto per l'arco di un biennio (1940-41) quasi quotidianamente e in tutte le manifestazioni che riguardano un neonato fino a quando è in grado di camminare da solo. Comprese le mie “famose” (e credo da qualcuno anche descritte) scorribande per la casa di piazza Calderini seduto sul vaso da notte – sia chiaro, con le pubenda coperte/fasciate – le quali, dato che ancora non sapevo camminare, avevo adottato (forse addirittura inventato) come mezzo di locomozione. Così potevo assistere, senza disturbare, alle riunioni già clandestine degli amici e degli adepti del babbo.
Questo fatterello è significativo non di per sé ma come testimonianza dell'amicizia e del rispetto – certamente reciproco – del Maestro nei confronti dei miei giovani genitori: la circostanza, cioè, che Morandi li frequentasse in casa loro assiduamente, nonostante la presenza di un pupattolo, cosa per lui più che inusitata ed imprevista, direi non troppo gradita, comunque straordinaria, eccezionale. Di queste considerazioni sono certo sia perché lo so da mia madre che si era accorta del disagio di Morandi, sia da zio Cesare Gnudi che al ricordo ne era molto divertito ancora dopo una quindicina d'anni. Infatti me ne parlò, dopo averlo accompagnato in un suo incontro di “lavoro” col Maestro presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna, mentre mi faceva visitare la casa di Giosuè Carducci, poeta caro alla nostra famiglia.
La cosa mi è rimasta impressa perché la ragione per cui ero andato a Bologna
2. GAMELIN
martedì 21 maggio 2019
Una visita a Manzù.
![]() |
Impronta della mano di Manzù e firma, 1962. - Manzù nello studio, 1981. |
A proposito di Alfredo Righi: precisazioni del 18 settembre 2020.
Il contenuto di questo post riguarda quello che segue cronologicamente, Una visita a Manzù. In esso si trovano gli elementi che hanno reso opportuna questa postazione attraverso la corrispondenza email tra Laura Righi e Francesco Ragghianti.
10/09/2020
Caro Francesco,
è davvero tanto tempo che non ci incontriamo più. Sono la Pitte, Francesco carissimo, la nipote dell' Alfredo.
Ti scrivo per correggere alcuni dati imprecisi sullo zio Fridasso che ho letto in un tuo articolo del 21 maggio 2019, intitolato " Una visita a Manzù".
Al di là del fatto che mi sia dispiaciuto leggere il ritratto poco affettuoso dello zio che tende, almeno io l'avverto così, a farne un po' una caricatura; passando anche oltre alla definizione, per me un po' dolorosa da leggere, dello zio come un "faccendiere dell'arte", definizione che nel tuo articolo condivide con un suo caro amico, Piero Pananti; ebbene, pur accettando tutto questo, devo tuttavia, per amore di verità, correggere una notizia imprecisa che hai scritto, secondo me, semplicemente per scarsa conoscenza dei fatti.
Dello zio sei ovviamente libero di ricordarlo come credi, ma la questione della pensione da sindacalista, è proprio inesatta e vorrei fosse corretta prima possibile.
Leggo infatti che "si era pensionato bene, (giacché miracolato da una inaspettata seconda previdenza quale sindacalista del Movimento di Comunità, di Adriano Olivetti confluito nell' U.I.L.), dopo una vita di lavoro forse stressante, certo non faticosa.." Tengo a fare chiarezza: lo zio non ha mai ricevuto una pensione da sindacalista , ma è vero che fu aiutato da un sindacalista dell'ultimo periodo di Autonomia Aziendale (la parte sindacale di Comunità), Franco Sassano, un nostro caro amico di famiglia che successivamente guidò la fusione di Autonomia Aziendale con la UIL, a recuperare e a concludere il periodo che gli occorreva per andare in pensione dopo la triste esperienza della Montedison.
Il tuo punto di vista sullo zio, per quanto mi sembri inclemente, è per certo accettabile, come lo è per me qualunque punto di vista; ma vorrei proprio fosse corretta la notizia falsa di una sua presunta pensione da sindacalista.
Questo tuo articolo peraltro è la prima cosa che compare mettendo su Google il nome di Alfredo Righi e mi dispiace leggere cose non vere sul suo conto. Rimango pur sempre la sua affezionatissima nipote.
Ti sarò dunque grata per la correzione.
Un saluto comunque affettuoso in nome dei bei ricordi che ho di te e della tua bellissima famiglia.
Laura Righi (detta Pitte)
-
15/09/2020
Cara Pitte (Laura Righi),
mi dispiace di averti contrariata involontariamente.
Tuo zio (ziozzo, se ben ricordo), che io ho conosciuto all'inizio del 1946 e quindi frequentato assiduamente fino al 1999, era persona e personaggio di molte e vistose sfaccettature e di indubbie contraddizioni. Queste caratteristiche, però, erano anche la base della sua grande carica di simpatia e di empatia.
Temperamento assai distante, io gli tornavo “utile” come elemento equilibrante e come accompagnatore in circostanze le più varie, anche personali e delicate. Di questo non mi sembra il caso di dettagliare, anche perché occorrerebbero quasi sempre didascalie esplicative anche inopportune o non gradevoli. Quindi non ho intenzioni di rimembrarle, soprattutto perché ne ero soltanto il testimone del quale il soggetto sentiva la necessità per motivi suoi (che non sempre ho compreso). E questo è un aspetto di quella che si chiama amicizia, che è condivisione ma non necessariamente approvazione.
Circa il secondo pensionamento hai senz'altro ragione. Chissà perché, però, mentre scrivevo ricordavo soltanto la lectio brevis, la quale fu spesso citata in presenza di Alfredo con la locuzione “seconda pensione della UIL”, senza che egli ritenesse di fare obiezioni.
Quanto a “faccendiere”, la parola in senso “arcaico” (come ormai sono anch'io) era ancora d'uso comune negli anni Settanta/Ottanta: indicava genericamente chi si occupa come tramite tra chi crea e chi riceve indirettamente. Fu con “tangentopoli” – successiva all'avvenimento di cui parliamo – che la parola si impose come termine spregiativo in relazione a personaggi che “tramitavano”, però in maniera illegale. Nel testo, comunque, avrei dovuto specificare che il lemma riguardava noi tre, dato che sicuramente per gli astanti nello studio di Fazzini risultavo “socio” di Piero e Alfredo. A suo tempo Pananti lesse il post sulla visita a Manzù e mi scrisse, con una precisazione che ora non ricordo, di averlo gradito.
Non mi sono mai posto il problema della differenza interpretativa dello stesso ricordo da parte di diverse persone. Ne ero consapevole, se non altro dopo aver visto da ragazzo il film Rashômon di Akira Kurosawa, ma lo do per scontato. D'altro canto so per esperienza personale diretta che talvolta la memoria può far prendere “cantonate” persino tremende.
Il tono nei confronti di Alfredo nel post non è “inclemente” né irridente o caricaturale. Se ben ricordi, cara Pitte, era lui che qualche volta andava volontariamente su di giri con osservazioni o commenti assertivi e spiazzanti, provocatori persino. Riferendone (es. Galestro) avrei dovuto tener conto di questi tratti caratteriali (che però lo distinguevano e contribuivano al suo appeal sociale) se non spiegati puntualmente possono sembrare anche non benevoli, anziché soltanto descrittivi.
Non sono e non pretendo di essere uno scrittore, però in caso di narrazione devo tener conto della sinteticità necessaria allo scorrimento del testo e al mantenimento dell'attenzione dell'eventuale lettore.
Questo “Ragghianti&Collobi” è un blog nel quale un anziano signore cerca di far ricordare e di far sapere fatti e contenuti di qualche utilità culturale riguardanti l'inconsueta famiglia costituita dai miei genitori, che non sono il solo a ritenere personaggi illustri e meritori.
Pubblicando i loro testi, ad es., intendo farvi accedere gli studiosi, specialmente giovani, senza spese di acquisto libri e riviste rari, o accessioni in biblioteche spesso lontane, scomode, con perdite di tempo oggi inaccettate perché ci si contenta del caos stocastico che fornisce il web. Poi, siccome un Blog è un diario, ci sono postati anche testi, fatti, commenti e quant'altro riguarda o interessa anche noi figli, antichi amici e conoscenti, ecc. ecc.
Infine, visto che ci tieni, più che una “correzione”, penso sia opportuna la postazione delle precedenti precisazioni in calce al post su Manzù.
Sono passati più di trent'anni da quando ti ho vista per l'ultima volta, immagino quindi che tu sia una signora sessantenne ben portante, il che mi fa molta impressione. Mia sorella Anna (che abita a qualche chilometro da Rosetta e me, madre di Irene, che gentilmente digita questa missiva) ti ricorda e ti saluta con affetto; e così faccio io pensando anche a Dorico. A entrambi quindi, tanti auguri (necessari dati i tempi) e tanti cari saluti
Francesco Ragghianti
-
15/09/2020
Caro Francesco,
ti ringrazio moltissimo per avermi risposto in maniera così esauriente e ti prego di porgere i miei saluti affettuosissimi ad Annina da parte mia.
Se ritieni opportuna, alla luce dei chiarimenti, la postazione in calce al post su Manzù, ti ringrazio sin da ora se vorrai pubblicarla quando avrai tempo.
Ricordo i tuoi straordinari genitori; molto cari con me da ragazzina quando mi ospitarono alla Guglielmesca a Cortona. Anna ed io facemmo amicizia soprattutto in quell'occasione.
Tuo padre, al Margherita di Viareggio, mi aiutò a scegliere Lettere Classiche; lo fece accanto a tua madre che annuiva sulle motivazioni che il Professore portava per incoraggiarmi ad intraprendere quello che riteneva sarebbe stato per me un mestiere "tecnico", escludendo l'opinabilità della Filosofia e della Storia dell'Arte, materie entrambi per cui mi sembrava di avere passione. In quell'occasione parlò da padre più che da Professore ed è un ricordo tenerissimo che ho di lui e che custodisco ancora con gratitudine.
Sul profilo intellettuale dei tuoi genitori molti hanno scritto e capisco il dovere, da parte tua, di divulgare il più possibile notizie, informazioni, scritti, articoli che ne illuminino ulteriormente la personalità, la varietà degli studi e l'altissimo livello della loro straordinaria cultura.
Non mi sembra che oggi esistano più intellettuali del genere. Vorrei sbagliarmi.
Perciò grazie per avermi risposto e per averlo fatto grazie a Irene, figlia di Anna.
In qualche modo l'ho un po' conosciuta anch'io.
Un abbraccio a tutti voi e chissà che non ci si riveda prima o poi, in uno dei miei passaggi veloci a Firenze.
Pitte
domenica 19 maggio 2019
{bacheca} Sempiterna Italia, 9. Il fascismo è morto...i fascisti stanno benissimo.
Mi sembra opportuna integrazione a questo post del 19 maggio 2019 l'inserzione di questo articolo di Massimo Novelli, pubblicato ne "Il Fatto Quotidiano", diretto da Marco Travaglio.
Più che far piacere, è confortante in questi tempo di "drole de guerre", così simile per certi versi a quella del 1939-1940, leggere questo scritto che ci ricorda Sciascia, Bocca e tempi vissuti con fatica sì, ma da uomini sostanzialmente liberi, tempi però nei quali si può di nuovo rischiare un regime fascistoide (in Ungheria e in Polonia ci sono già!, negli altri paesi
ex sovietici poco ci manca!), probabilmente inizialmente il "regime" sarà ridicolo, all'italiana, poi...
Si ricordi che nel 1922 Mussolini fu eletto con voto (quasi) legittimo, che Gronchi e i Popolari fecero parte del suo governo, così tanti "liberali". Poi un Matteotti o un'affine atrocità non si nega a nessuno. Si ricordi (droni omicidi americani, omicidi sauditi, russi ecc. ecc. Ecc.) quindi e cioè anche Piazza Fontana, l'Italicus, Bologna, Brescia che fecero vacillare la democrazia e certamente la misero in mani sempre meno degne!
giovedì 16 maggio 2019
lunedì 13 maggio 2019
mercoledì 8 maggio 2019
Franco Ferrarotti (1926) sull'oggi e i vecchi.
venerdì 3 maggio 2019
Una Lotta nel suo corso, 5.
Post precedenti: