Post precedenti:
23 luglio 2018. n.1 - Preliminari e inaugurazione.
26 agosto 2018. n.2 - Sezione 1A. Indirizzi, metodi e problemi di critica d'arte.
25 settembre 2018. n.3 - Sezione 1B. Spazio, critica d'arte e critica architettonica. Discussione (Sezioni A e B).
25 ottobre 2018. n.4 - Sezione 1C e 1D. Le arti figurative e il cinema. Arti figurative e stampa quotidiana.
Questa sezione – da noi
suddivisa in due parti – concerne esclusivamente studi e ricerche
espressamente dedicate al Convegno, in analogia alle pubblicazioni
miscellanee per onoranze, ecc. Data l'eterogeneità dei temi non è
facile riassumere il contenuto di ogni comunicazione senza il rischio
di fraintendimenti, stante anche l'uso di lingue diverse
dall'italiano. Perciò riferiremo soltanto qualche dato (quando e
quanto reperibile) e nota essenziali per ciascuno studioso.
Charles Rufus Morey
(1877-1955, p.90), storico dell'arte statunitense affermato, è stato
Addetto Culturale dell'Ambasciata di Roma dal 1945 al 1947. Di lui
voglio dire soltanto che fu legato a tutti gli ambienti nostrali
antipatizzanti nei confronti di Carlo L. Ragghianti, il quale fu
anche ostacolato quale Sottosegretario alle Belle Arti non poco da
costui nella sacrosanta esigenza di riportare sotto le competenze
egida del Ministero della Pubblica Istruzione il recupero
delle opere d'arte trafugate dai nazisti o disperse durante gli
eventi bellici.
Giuseppe Fiocco
(1884-1971, p.101), laureato in legge, quindi in Storia dell'Arte con
Supino di Bologna, è stato un noto dispensatore seriale di
expertises, spesso improprie. Definito da R. “lo Sciocco”, fu un
importante barone universitario.
Stefano Bottari (1907-1967, p.105) catanese è stato il successore
all'Università di
Bologna di Roberto Longhi. Non so perché C.L.R. avesse con lui buoni
rapporti (per sostenere Gnudi?!). Per me è soltanto il laureatore di
un personaggio detto il Tattamea, che detesto.
Renzo Federici
(1921-1990, p.116) è stato un collaboratore stretto di Ragghianti e
segretario de “La Strozzina” fino a quando R. riuscì a farlo
approdare quale redattore alla Einaudi di Torino. Persona timida ma
altezzosa, d'umore bizzoso e sarcastico ma discontinuo, secondo Righi
(e altri) lasciò la casa editrice perché ossessionato da Cesare
Pavese (suicida) di cui aveva “ereditato” la scrivania. Questo
saggio è probabilmente collegato con la sua tesi di laurea, giacché
allora Federici si occupava di arte contemporanea. E' stato
traduttore anche di noti (e secondo R. “deleteri”) studiosi
stranieri, non so quanto costretto dalle circostanze editoriali o
quanto per convinzione deviata dalle proprie origini. Tornato a
Firenze ha insegnato alla Accademia di Belle Arti ed è stato
collaboratore assiduo di Maria Luigia Guaita per “il Bisonte”,
azienda primaria e scuola di incisione artistica prestigiosa. Quanto
sopra detto a proposito dello scritto qui pubblicato è convalidato
dalla lettera che egli inviò a Ragghianti a proposito del suo testo
da correggere della relazione che a suo tempo fece al convegno. Un
precoce esempio della discontinuità balzana di questo personaggio
per molti versi assai intelligente.

Nessun commento:
Posta un commento