Carlo e Licia

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venerdì 30 dicembre 2016
giovedì 29 dicembre 2016
Ragghianti e la propria immagine fisica.
Una contraddizione inspiegabile e' l'atteggiamento di C.L.Ragghianti nei confronti dell'essere ritratto. Lo e' stato sempre poco e inevitabilmente in fotografia, quasi mai e sempre a memoria o su traccia fotografica dal ritrattando, artista, dilettante, figlio o nipote che fosse.
Atteggiamento certo non legato a tabu' antropologici (oddio, mi rubano l'anima!), ne' a una natura personale particolarmente schiva o solitaria. Anzi, R. era assai socievole e d'approccio tendenzialmente cordiale e disponibile. Per di piu' era consapevole di essere un uomo pubblico e quindi accettava gli oneri della propria posizione di ideologo e politico. Inoltre, come intellettuale, ben conosceva i precedenti storici e le teorie moderne e contemporanee sulla visibilita' pubblica. Quindi nessun rifiuto pregiudiziale, nessuna ostilita' preconcetta, nessun trauma psicoanalitico.
Sono anni che mi pongo alcuni interrogativi circa la personalita' e i comportamenti di mio padre, sia come figlio che come aspirante interprete cronachistico di un personaggio cosi' variegato e coerente. Per affinita' a questo aspetto, almeno in relazione all'immagine pubblica, penso al suo rifiuto costante (tranne una volta, per "Amor di Patria", comunque accettazione non disdicevole, di cui forse scrivero' in altra occasione) di onoreficenze italiane e straniere (De Gaulle mando' a Firenze nel 1967 Gaston Palewski per insistere circa una "legion d'honneur" gia' cortesemente rifiutata). Questo suo comportamento derivava dalla giovanile adesione ad un marxismo socialista con indubbi legami con persone ed ambienti anarchici. Deriva da Ferrer, dalla Guerra di Spagna, persino da una costante riflessione sulla purezza dell'atteggiamento cristiano.
Atteggiamento certo non legato a tabu' antropologici (oddio, mi rubano l'anima!), ne' a una natura personale particolarmente schiva o solitaria. Anzi, R. era assai socievole e d'approccio tendenzialmente cordiale e disponibile. Per di piu' era consapevole di essere un uomo pubblico e quindi accettava gli oneri della propria posizione di ideologo e politico. Inoltre, come intellettuale, ben conosceva i precedenti storici e le teorie moderne e contemporanee sulla visibilita' pubblica. Quindi nessun rifiuto pregiudiziale, nessuna ostilita' preconcetta, nessun trauma psicoanalitico.
Sono anni che mi pongo alcuni interrogativi circa la personalita' e i comportamenti di mio padre, sia come figlio che come aspirante interprete cronachistico di un personaggio cosi' variegato e coerente. Per affinita' a questo aspetto, almeno in relazione all'immagine pubblica, penso al suo rifiuto costante (tranne una volta, per "Amor di Patria", comunque accettazione non disdicevole, di cui forse scrivero' in altra occasione) di onoreficenze italiane e straniere (De Gaulle mando' a Firenze nel 1967 Gaston Palewski per insistere circa una "legion d'honneur" gia' cortesemente rifiutata). Questo suo comportamento derivava dalla giovanile adesione ad un marxismo socialista con indubbi legami con persone ed ambienti anarchici. Deriva da Ferrer, dalla Guerra di Spagna, persino da una costante riflessione sulla purezza dell'atteggiamento cristiano.
giovedì 22 dicembre 2016
DELVEAUX-POTT: "precursore" o casuale affinità?
Morto l'anno dopo la nascita di Paul Delveaux, il pittore statunitense Lasslett John Pott (1837-1898) ha dipinto questo nudo che fa pensare ad un precursore (ovviamente inconsapevole) del notissimo pittore belga (1897-1994!)
Dai dati biografici, inoltre, non risultano viaggi o interessi particolari di Delveaux per l'arte degli Stati Uniti, sicché è plausibile escludere una sua qualsivoglia conoscenza della pitture di Pott.
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lunedì 19 dicembre 2016
lunedì 5 dicembre 2016
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